psichico 6/ semantica dell’adipe

Vorrei scrivere un posterello veloce che mi è stato solleticato da questo articolo – di certa Silvia Calvi, per la parrocchia digitale di Donna Moderna, che affronta la spinosa questione della gente grassa, riuscendo a mettere in poche righe, con sintetico e giornalistico talento una consistente mandrakata di stereotipi piuttosto inutili e un tantino elitari. Già l’esordio merita rispetto: la giornalista Silvia infatti si chiede con sgomento. Ci si po’ fidare di un ministro della sanità ciccione? Di poi l’argomentazione procede con una serie di assunti interessanti – tipo: in effetti anche i medici fumano e però non fanno fumare l’altri. L’arguzia poi aiutava l’autrice con la riflessione che in generale sono ciccioni non tanto gli incompetenti quanto le persone che si amano poco, le persone che si amano poco amano poco gli altri, e secondo me una madre che non va in piscina è una cattiva madre eccolallà. Io si che sono bona! Continuava la giornalista Silvia – sono una brava fidanzata e una madre che levete. Amatevi lettrici di donna moderna! Siate gnocche! Era la morale del breve quanto intensissimo pezzo (oh, andate a controllare però)

L’articolo raggiunge per contrasto una serie di argomenti importanti per quello che riguarda il complicato problema dell’aumento dell’obesità dei problemi legati all’alimentazione, tra cause sociali, psicologiche ed economiche. Una cosa è infatti assolutamente certa – lo dico con un certo rammarico – mangiare cose grasse e molto elaborate fa male alla salute e con l’età fa sempre peggio. L’aumento di peso implica un maggiore affaticamento per il cuore, e certamente tutto il sistema circorlatorio ne risente, fino a problemi al fegato e altri svariati effetti collaterali. Si campa di meno e quando si pesa molto molto si va incontro a rischi non da poco. Ma questi aumenti di peso hanno molte storie economiche e psichiche diverse, e rispondono a questioni diverse – molto articolate che se lavori su un giornale a larga diffusione e prezzo basso, devi mettere sul tavolo. Ora siccome io sono un pochino di corsa scriverò quali sono secondo me i punti importanti del problema.

C’è una prima fondamentale questione economica, molto molto grave. Non solo andare in palestra chiamando o non chiamando una baby sitter è un costo che non si possono permettere in molti, ma anche mangiare della carne buona costa molto di più che mangiare dei sofficini. Nel primo mondo la ricchezza combacia con la possibilità di rinunciare all’offerta materiale, piluccando tra le cose migliori, la povertà con l’ingozzarsi delle cose peggiori senza una seria discriminazione. Nella sedentarizzazione della vita, in un aumentare vertiginoso di costi per l’uso di qualsiasi spazio pubblico, l’unico lusso che rimane a portata di mano è mangiare male barricati in casa. Il problema purtroppo transita e circola dal materiale al culturale. A buon mercato circola sia il cattivo cibo che la cattiva cultura che non da la possibilità di pensare a cosa fare di bello di alternativo al mangiare per noia. Ma ci sono anche delle retoriche perniciose, a cui questo articolo forse partecipa segretamente che non si rendono conto di agire per contrasto: sii bella bona e magra, sii sana e sessualmente appetibile. Se una ci ha i mezzi e si sente ab ovo di interpretare quel ruolo sociale si adopererà, ma se ha una certa età dei figli, oppure si sente ostile a quel modello e a quella retorica, anche in una forma di narcisismo alternativo mangerà il doppio incazzosa o gioconda che sia.

C’è questa cosa della psicologia d’accatto, che non smetterà mai di fare danno, e che riguarda l’idea per cui se una persona mangia molto è sicuramente perché si ama poco. Questa idea monolitica della psiche è in massima parte dedicata alle donne, perché ci si aspetta che l’amore delle donne per se stesse passi tout court per una cura del corpo come priorità ed eventualmente una rispondenza a un modello estetico ed economico dominante – se ti ami ti adopererai per diventare bella come una signorina upper class. Si tratta però di un’idea corretta però solo in riferimento a certe strutture psicologiche e a certe forme depressive. Ci sono in effetti delle persone che disinvestono su di se, si trascurano, si ignorano e anzi si detestano e dimostrano questo scarso affetto in un’incuria del corpo, molto spesso non sono proprio persone grassissime, ma varie forme di sovrappeso che si mettono insieme a una certa distrazione nel modo di vestirsi – persone che si coprono. Sono persone che rimangono tristi e vivono una vita difficile e complicata. Ma non fanno la maggioranza delle persone che hanno un peso eccessivo rispetto alla propria corporatura. Altre invece, si piacciono molto così purtroppo si dirà per la loro salute, ma hanno trovato una soluzione di compromesso estetica con il loro sovrappeso. Il fatto di piacersi così le rende curate nel vestire, sicure di se nel proporsi e con una capacità seduttiva che porta loro un ritorno. Questa è una cosa che torna molto nelle donne che raggiungono una certa età e non hanno più un fisico perfetto, ma sono in pace con la loro storia. Il che non vuol dire che non abbiano un problema di salute – ma è proprio il loro senso di benessere a renderlo più difficile da risolvere: sono meno motivate a una dieta sana. Magari sono anche buone cuoche, con una infantile passione per il cibo che è un aspetto che le rende seduttive. Ma esse mangiano male perché si amano troppo.

Su questa stessa lunghezza d’onda quindi, ci sono anche persone che non si occupano del corpo perché investono narcisisticamente su altro, che è la testa. Che non è proprio tutta salute, manco psicologica, e fa anche danno a tante cose importanti della vita – che afferiscono al sentimentale, al relazionale, all’esperienza della vita e del dolore – ma che non si possono liquidare come dei poveri depressoni che non si amano. Anche questi arrivano ad amarsi moltissimo, ma si amano molto in una parte, in un tipo di funzionamento e non si amano affatto in un’altra. Perché bisogna rendersi conto del fatto che il corpo è un oggetto simbolico, passibile di proiezioni diverse, di diverse attribuzioni di significato che non sono uguali per tutti, il che ci aiuta un po’ a capire anche la rubrica a parte che è rappresentata dalle bulimie, dalle obesità notevoli. Fatto escluso il caso di disturbi conclamati al livello endocrinologico, il corpo della persona obesa svolge una funzione precisa che può variare da caso a caso, e che è fondamentale per un certo equilibrio psicologico, il che vuol dire che, fino a che non metti mano a quello, non riuscirai a far perdere peso alla persona che soffre di quel disturbo. Spesso, non sempre, il corpo assume infatti una funzione difensiva, garantisce una massa di separazione, occupa le distese di spazi vuoti che simbolicamente rappresentano una minaccia per la persona.

Questa grossolana discussione dei diversi modi di essere sovrappeso non copre naturalmente tutte le variabili, però magari protegge dal cadere in luoghi comuni che, in una rivista letta da tante persone provocano più danno che beneficio.

16 pensieri su “psichico 6/ semantica dell’adipe

  1. E pensare che Donna Moderna quando uscì, all’ epoca della mia magra e palestrata gioventù, era la migliore delle riviste femminili, con un paio di belle rubriche su lavoro e carriera e un tono di rispetto ed elevazione delle lettrici. Ti diceva che crema anticellulite ti risolveva, ma anche quale corso di studi o specializzazione ti aiutava, e non lo faceva calare dall’ alto, ma aveva un tono che a me, che ero criticissima, piaceva molto. Niente, viviamo in un’ era in cui la parola emancipazione delle masse non è più un valore.

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  2. Oh terribile sto articolo! Sono molte cose che mi irritano. Intanto che “amarsi” significhi aver cura del corpo, mentre il resto dell’individuo non sia nominato… Perché non si può negare che se uno ha una vita minimamente attiva le due cose ti entrano in competizione, e anche se lo sappiamo tutti che mangiare troppo fa male, che lo sport fa bene e le endorfine ti mettono tanto di buonumore, a volte o ti leggi un libro-guardi film-sbevazzi con gli amici-fai cenetta col marito- O vai in piscina, e tra le due cose beh una potrebbe preferire quelle della prima serie? Cioè, ma quanta gente può andare in piscina alle sette di mattina come l’autrice dell’articolo? Solo l’idea mi fa scompisciare dalle risate. Poi oh, io potrei anarci in altri orari, ma non ci ho voglia. Ma siccome sono magra allora mi amo, giusto?

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  3. Pacchetto completo dello stereotipo, l’articolo. Al netto delle differenze economiche per cui oggi – come l’atro ieri del resto – da poveri si mangia meno bene dei benestanti o dei ricchi, con la differenza che quando si batteva la fame colla pertica le malattie diffuse tra i poveri e anche tra i meno poveri erano terrificanti e non avevano cure, prima di tutto distinguerei tra una persona obesa e una persona ciccia, proprio dal punto di vista dei danni che se ne ricevono. Dopodiché il mangiar bene e saporito secondo me è più sano di una vita a frutta e miglio. Non dicuto che il secondo modello alimentare possa essere più sano: ma è tristone (almeno per me). E con questo il modello alimentare è a posto. Sul resto direi serenamente che anche i prigri si amano e amano.

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  4. Io sono stufa di sentirmi salutare con un: sei ingrassata. Almeno prima dimmi ciao, stronza! E poi , scusa, ma fatti gli affari tuoi. Se ingrasso non va bene, se dimagrisco mi invecchia. Se sono verde perché non sono rossa e se sono rossa perché non sono verde. Devo rispondere a dei canoni che ancora non so chi cacchio li abbia imposti, forse sono stati degli uomini ma passerei per misantropa (è questo il contrario di misogina?). Ci ho la pancia,io. Donna de panza donna de sostanza. E se è per la salute non so; mia zia era una grande obesa ed è morta a 89 anni. Mio zio era magro ed è morto a 70.

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  5. Ancora qui stiamo? Io faccio senz’altro parte della categoria che “si sente ostile a quel modello e a quella retorica, anche in una forma di narcisismo alternativo mangerà il doppio incazzosa o gioconda che sia.” Cioè sento che in questo modello e questa retorica c’è qualcosa di fascista – non sto scherzando – dove il “regime” è quello alimentare e di stile di vita proposto come unico da seguire, specie per le donne.
    E credo che questo cosa non solo non c’entri un tubo con un “voler bene/amare se stesse”, perché l’amore e l’affetto non possono essere imposte o autoimposte, ma dovrebbero scaturire, fluire, e anche – toh guarda – essere alimentati e non basta certo una piscina o una palestra. Una può fare sport ricavandone quel sentirsi meglio che è una forma di piacere e poi riversarla sugli altri. Un’altra lo fa per un senso di dovere verso il proprio benessere e può andare bene lo stesso.
    Persino una che con la sua ciccia si difende e si protegge (come dici tu) a modo suo, si vuole bene.

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  6. A proposito: c’è una risposta micidiale a quest’articolo nella foto che hai scelto per questo blog. Non era certa quella più magra e bella delle due, colei che amava più se stessa, povera stella.

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  7. Condivido in tutto. “A buon mercato circola sia il cattivo cibo che la cattiva cultura che non da la possibilità di pensare a cosa fare di bello di alternativo al mangiare per noia. ” questo è il punto di partenza. Fenotipi umani, per lo più urbanizzati, modificati dall’organizzazione sociale in cui si trovano a vivere. La cattiva-povera cultura è così pervasiva che anche nelle mille nocchiette sparse nelle nostre montagne, colline, campagne, dove si potrebbe ancora scorrazzare felici nella natura fin dalla più tenera età, si giace immoti davanti allo schermo fino all’exitus finale. Le uniche fughe da questi modelli di vita sono legate ad una cultura diversa, ormai riservata sempre più ai ricchi. Non ne attribuisco la responsabilità allo SIM (Stato Imperialista delle Multinazionali, come diceva qualcuno) perché, anche nel periodo più avanzato della lotta di classe, il destino del pianeta e delle creature che lo abitano veniva sempre dopo il problema del salario (e dopo un sacco di altre cose che oggi appaiono irrinunciabili)

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  8. condivido ma proprio in tutto. ci è quella bellezza che è l’esser cresciuti attorno alla propria anima, o storia, ma quella è cosa ormai ai più incomprensibile e che pertiene credo all’aura di walter benjaimin epperò chiaro, la giornalista nun ce po’ arrivà.
    Il tuo pezzo Zauberei dice della distesa di spazi vuoti come è verissimo e come benissimo lo dice.

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  9. questa cosa che il corpo e’ significato, e simbolo, vale pure per la magrezza, per il non crucciarsi di un seno piccolo o di fianchi larghi, di nasi lunghi e capelli bianchi. questa cosa di possedere e determinare da ultimo come ci si presenta al mondo, incluso agire per cambiare aspetto se lo si desidera, implica avere l’arroganza di uscire dal regime tra molte virgolette sano ed e’ una forma di maturita’, di crescita. mi allargherei a dire che un certo tipo di donna ciccia cuoca e mangiona magari si cruccia e cerca di cambiare un po’ la dieta se sta male, ma perche’ dovrebbe stravolgere chi e’ per entrare in una 42? a voler stare per il “vivere sano” come vangelo
    non so, ho l’impressione che pensare di normare come si cresce tutti-tutte, come se fossimo un unicum indistinguibile in cui essere come gli altri – o che gli altri siano come noi – ci e’ necessario, sia un infantilismo superficiale.

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    • bè il perchè la donna ciccia cuoca e mangiona deciderà di cambiare o no, lo deciderà lei e qualunque cosa decida io non mi sento di giudicare la sua maturità

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  10. I O – T I – A M O, sappilo. 🙂
    P.S. Sono cicciona, e in pace con il mio corpo. Il fatto è che sono sia golosa che, come dire, cerebrale. C’hai azzeccato in pieno, e che ti amo te l’ho già scritto (y)

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  11. C’è anche un altro aspetto forse, ed è quello del corpo “subordinato” alla volontà in tutti i suoi processi, il cui controllo indica successo. Un corpo disciplinato dalla dieta e dall’esercizio fisico riflette una mente che controlla la propria vita e la propria salute. Da qui l’idea che anche la malattia sia sintomo, se non di vera e propria colpa (grasso, fumo, inattività) quantomeno di mancata cura di sé. Il male è brutto, ma attenzione, si può esorcizzarlo e anche sconfiggerlo. Quante storie leggiamo, in una certa stampa, di donne che hanno “sconfitto” questa o quella malattia. Quelle che invece non ce la fanno, che perdono la battaglia, sicuramente non hanno fatto come dovevano. C’è un malcelato disprezzo per tutto ciò che non è perfetto, giovane, immortale. Il cibo è simbolo di tutto questo, feticcio e status symbol: magro, biologico, vegetariano, vegano, ecosostenibile. Il corpo è vetrina, il “volersi bene” ridotto al controllarsi e al soddisfare un canone.

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  12. Grazie Zaub per questo post che centra in pieno uno dei problemi che sto vivendo (oh, ma la smetti di leggermi nel pensiero? fra un po’ mi preoccupo!). Circa un mese fa, a causa di motivi di salute, sono andata per la prima volta nella storia da un dietologo, dopo anni di sovrappeso, dovuto anche al fatto di “mangiare male perché mi amo troppo”. Vorrei commentare in vari modi l’articolo di cui parli. “Per dimagrire basta mangiare meno e fare sport” è una delle frasi che mi sento dire più spesso da quando sono a dieta, e (mi dispiace dirlo) è sbagliata. Cosa vuol dire “mangiare bene”? Mangiare senza grassi? Senza carboidrati? Solo proteine? Dieta vegana/dukan/niente carboidrati/solo minestrone/cinque giorni si e due no? “Mangiare bene” è un concetto indefinito, e non è facile capire come metterlo in pratica. Soprattutto non è facile documentarsi e farsi un’idea, in parte per l’enorme quantità di informazioni (anche dannose) che circolano sui giornali, in libreria e in rete, e poi perché il corpo non è esattamente una macchina, ognuno di noi funziona in modo leggermente diverso e quello che va bene per me non va bene per il mio vicino di casa. E soprattutto se si è abituati a mangiare male non necessariamente mangiare genericamente “sano” aiuta, ricordo con raccapriccio un mese di quest’estate in cui ho mangiato “sano” facendo un sacco di sacrifici e non perdendo un singolo etto.
    E poi: ora che sono a dieta mi voglio più bene? No, decisamente no, anzi. Più passa il tempo (e perdo chili) più mi vedo grassa. Più passa il tempo e più ho l’impressione di trattarmi male e di aver fatto un errore. E non sono sicura che alla fine dei giochi avrò la convinzione che il risultato sia valso i sacrifici.
    Insomma, come dici bene tu, non è così facile come potrebbe sembrare.

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  13. ora aspettiamo con ansia l’articolo su donna moderna (moderna??) del 19 novembre sull’argomento – l’omo con la panza è migliore amatore o no? – me sa de no, visto che la silvia ipotizza che la teoria sia di un ricercatore non proprio longilineo…

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