La spio dall’alto – cammina grassoccia tra le righe dell’orto. Le vedo sollevarsi le gonne nere, le indovino il sudore sotto il velo bianco. Ha quel modo di camminare ondeggiante, delle donne stanche e probabilmente con le vene varicose. Le immagino alcune rughe – attenuate dalla verginità. Ogni tanto si accovaccia – controlla delle insalate – si rialza con un po’ di fatica.
Dietro l’orto vedo le stanze dove si dorme. I vetri smerigliati.
Vicino le si strofina una gatta pezzata, e più oltre strepita una cornacchia, non ci fa caso. Non ama né protesta contro questa familiarità coatta, Dio è veramente diventato un vecchio marito asciugato dalla passione di un tempo, spogliato del terrore sacro che sempre hanno all’inizio le passioni. Al mattino quando si mette a pregare, quasi parla tra se e se, e se pensa a Lui, tiene la maiuscola del pensiero quasi come un atto di tenerezza, le pare anzi che abbia il volto stanco. Quasi Gli direbbe, hai dormito abbastanza? Che brutta cera che hai – fatti almeno la barba.
E invece dice – Padre Nostro che sei nei cieli.
Non Lo ha mai tradito – da anni e anni e innumerevoli anni, vive nel recinto di un orto, dorme dietro una parete di mattoni, e alle volte parla col mondo da dietro una grata. Quando arriva il postino che mette le buste sul piatto girevole di ottone – o quella donna con la nipote. Per favore pensa che si può rammendare questa camicia? Mi si è strappata potando le rose.
E certo – prega.
E certo – sogna.
Sogna cammelli alti e lucidi, con le gobbe di velluto, il sole che scricchiola nella porta di Damasco e la fa sbrilluccicare, il turchese e lo smeraldo e il diamante della cupola della moschea. Sogna, le palme, e gli ulivi e i cedri del libano. E ancora, guglie persiane, e mari salati che tramontano, e nel sogno si spinge, fino ai pirati, fino alle liane delle giungle, fino agli ibiscus, gli ara macao, le scimmie e i colibrì, fino alle tigri salgariane e fino alle scimitarre di Hugo Pratt.
Poi torna nel monastero, e ripiega sul suo unico peccato.
Un bicchiere di tè con le foglie di menta. .
Che meraviglia. Me l’ero persa forse ai tempi.
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