Stelle, femminismo, dinamiche di rete, camicie buffe.

Riassunto molto succinto delle puntate precedenti:
Nella sezione italiana della rete, imperversa ancora il dibattito sul povero astronomo con la camicia irta di donnine nude, che ha fatto una bella scoperta insieme a tanti colleghi e colleghe astronome, ma che ne ha parlato con metafore giudicate sessiste. In rete nei giorni scorsi ha circolato la protesta di donne che hanno correlato il linguaggio e la camicia alle politiche discriminatorie per quanto riguarda il genere nella comunità scientifica, e come conseguenza il nostro povero astronomo è andato in tivvù in lacrime chiedendo scusa mea culpa mea culpa mea maxima culpa.
Per quanto mi riguarda credo che abbia fatto bene a scusarsi, ma sono stata colpita dell’intensità emotiva nella risposta, che ho trovato un tantino fuori luogo, come l’amplificazione del dibattito mi è sembrata più correlabile a certi curiosi meccanismi della comunicazione di rete che al reale coinvolgimento politico di chi si coinvolge in questo genere di comunicazione. State sicuri che se lui ha bisogno di un supporto psichico, gli insulti meno ponderati e più virali non derivavano da persone davvero interessate.
Ma mi ha comunque affascinato la reazione del mondo italiano – la quantità di persone solitamente molto accorte alle problematiche di genere che hanno sostanzialmente detto: povero guaglione, il nostro astro nascente della fisica, era in buona fede! Polemica insensata! E via discorrendo. E io ho pensato, caro ciccio astronascente fisico, ma vieni ad abitare da noi!

La questione mi interessa per un evidente attrito di semantiche e sensibilità. Il nostro astrofisico poveraccio è un antico calabrese inside calato nel contesto europeo, altresì un antico calabrese dotato di grandissimo talento scientifico, ancorché una persona sicuramente ottima e gentile, esso si è trovato all’improvviso alle luci di una ribalta al cui esame non era preparato, e non ha fatto a tempo a rendersi conto del ruolo pubblico che implica il sostare su quella stessa ribalta. La quale qualifica chiunque ci salga sopra, a prescindere dalle sue personali intenzioni come tramite di un valore collettivo. Il che ha reso tutta questa vicenda nel complesso piuttosto marginale, particolarmente interessante, specie in considerazione degli sguardi italici.

Un’intera nazione di maschi simbolici calabresi ottimi antichi e gentili (al suo interno composta di uomini e donne) ha infatti esclamato sbigottita:
a. Non Era Nelle Sue Intenzioni!
b. Stronze
c. Quale piccolezza è il Sessismo di Fronte Alla Incommensurabile Grandezza Degli Astri!
d. Quale Sessismo! Ma Se Si Parlava Solo Di Sesso!

Il fatto è che in Italia è assolutamente inconcepibile allo stato attuale dell’arte che l’accusa di sessismo sia una cosa così pesante da doversene davvero difendere in televisione e doversene davvero dispiacere. Il sessismo è un valore performativo che sottostà alla nostra quotidianità a cui ancora si attribuisce un valore. La maggior parte di noi non è in grado di capire bene uno che si scusa in tivvù per una cosa così poco sanzionata, non capisce il fatto che il poveraccio partecipa a un sistema culturale antisessista molto più di quanto lo facciamo noi. Io pure per dire, sono rimasta stupita – anvedi questi quanto so evoluti! – Credo che funzioni un po’ come la protesta politica, che è quella cosa che si osserva nei paesi abbastanza democratici da poterla contemplare, così il sessismo è quella cosa che scandalizza i contesti culturali sufficientemente antisessisti per poterlo riconoscere.

In particolare in Italia si fa spesso fatica a capire proprio che cos’è il sessismo, e nell’assenza di un’idea chiara lo si scambia per la sua manifestazione estrema, oppure spessissimo si fa confusione con la misoginia. Si condivide gioiosamente l’idea che la donna non perda mai la sua identità di oggetto/soggetto sessuale, e si parla di maschilismo o di sessismo solo quando una viene stuprata, aggredita, o le si impedisce di mostrare le cosce come lei vorrebbe, o le si impedisce di non mostrarle come lei vorrebbe, o certo quando la si ammazza. Tutte queste cose sono però i sintomi della psicopatologia del maschilismo che è la misoginia, ma non sono maschilismo. Il maschilismo è quella cosa – tutta culturale tutta politica e non di per se particolarmente patologica – il maschio fa delle cose che non riguardano il corpo e la donna fa solo le cose che riguardano il corpo. Da questa idea si irradiano tante cose, dalle immagini che rappresentano le donne come oggetti sessuali in contesti non pertinenti, alle conseguenze pratiche come il fatto che se sarai incinta ti licenzieremo e che in quanto donna sei considerata meno adatta a certe carriere.
Un ulteriore specifica sempre necessaria, ricorda inoltre che la polemica verso il sessismo, non sanziona tout court il sesso, per cui basta che una vo’ scopà che orrore orrere! Basta un porno che si imbraccia il crocifisso, o appunto un quadro di nudo, questa è la sua satira: ma si taccia di sessismo qualcuno quando si osserva che il sesso viene usato come unico mezzo di identificazione in contesti che riguardano altri. Tradotto: se vendi reggiseni o profumi è assolutamente congruo far vedere una signorina pronta alla fellatio, se invece parli di politica interna è incongruo.

Dunque quella metafora e quella camicia erano metafore sessiste, e in contesto più attento del nostro ai cortocircuiti tra linguaggio e realtà da migliorare per le politiche di genere la cosa ha assunto rilevanza. Solo che noi non siamo in grado di capirlo a fondo. Io stessa almeno parlando per me.

C’è un’ultima cosa che secondo me vale la pena sottolineare, e che non riguarda tanto o solo il sessismo, ma anche tanti altri temi delicati. Ed è il pericoloso crinale dell’uso inconsapevolmente postmoderno di certe rappresentazioni. Sempre più spesso, persone colte e brave e antisessiste e antirazziste citano in modo diciamo umoristico e postmoderno categorie premoderne. Giocano a, ridono con citano. Io credo che questo sia il caso del nostro astrofisico soprattutto per quel che concerne la camicia. Quella camicia, divertentissima – io la trovo oggettivamente geniale e l’avrei regalata io a mio marito per un certo gusto umoristico che capisco e che torna molto in certi ambienti – è un po’ come il mago forrest quando prendeva in giro i maschilisti retrogradi. Magari lo fa sul serio, magari ci ride veramente su, gioca con l’idea del gioco sessuale. Ma la rappresentazione mediatica schiaccia il postmoderno sul moderno, o almeno ci prova sempre e spessissimo ci riesce e annulla una dimensione. Questo era il successo di mago Forrest il quale faceva divertire tantissimo i più reazionari, che non coglievano la finezza, con grande e non casuale sollazzo di Fininvest. Ma questo è anche quello che è successo al nostro personaggio che non aveva tempo e modo di spiegare la sua distanza da ciò che indossava e dal suo stesso linguaggio.

Gli facciamo tanti auguri – è comunque un’ottima persona che ha fatto un ottimo lavoro.

21 pensieri su “Stelle, femminismo, dinamiche di rete, camicie buffe.

  1. C’è anche una cosa da considerare, se questo scienziato è un nerd oppure no. Io credo che lo sia e questo significa che è un videogiocatore e un appassionato di fumetti. Questo significa che in certi momenti vive un’altra “realtà” dove le femmine sono simili a quelle sulla sua camicia e il metro con cui le si valuta è quello che porta a parlare di una cometa come se fosse o no una femmina facile. Una femmina del suo mondo può essere bellissima ma “difficile”, nel senso che invece di sorriderti per un apprezzamento ti ammazza con una lama o un’arma più o meno grossa.
    Comunque quello dell’ universo nerd è un discorso complesso, come siano rappresentate le donne in molti giochi si sa, ma i “non addetti” non sanno che molti maschi giocano sotto le sembianze di donne assai procaci.
    Chissà se prima o poi si farà uno studio approfondito di questo mondo. 🙂

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  2. Commento marginalissimo: hai notato che per vendere assorbenti o altri prodotti per l’igiene intima la signorina è invece tutta angelica e vestita in colori pastello? O al limite risulta sportiva e dinamica ?

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  3. sono d’accordissimo con il penultimo paragrafo.
    è la storia della vita di molti di noi, che l’umorismo colto nel senso di cultura e non colto nel senso di compreso hanno imparato, a proprie spese, a tenerlo all’interno di cerchie ristrettissime.
    poi ci si chiede perché uno non comunichi.

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  4. C’è una questione di fondo che invalida l’intero ragionamento: su quella camicia non ci sono donne nude. Ci sono invece nel mondo molte persone disposte a vedere con convinzione e buona fede cose che non ci sono. E’ drammatico. Proprio dal punto di vista del metodo scientifico e della convivenza fra esseri umani.

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  5. A me, al di là del singolo episodio dello scienziato, la cosa che stanca di più è proprio quel che rilevi sull’Italia. C’è qui da noi tutta una quantità di persone che, esposte per pochi minuti a ulla segnalazione di sessismo nel tal fenomeno di cultura pop / media / comunicazione, passano rapidissimi per i seguenti stadi tipici: 1.cade dal pero, 2.non può credere che dici sul serio, 3. nel giro di breve inzia a dire “ma basta con la mania del politically correct!”. Se l’astronomo avesse avuto una sigaretta in bocca / una boccia di bourbon mezza vuota in mano / avesse ruttato e bestemmiato in diretta, e fosse stato criticato per questo, io penso che essi capirebbero il senso di queste critiche: se vai in pubblico a fare da portavoce a un ente, a un progetto per di più pubblico, non puoi associarlo a comportamenti palesemente negativi o controversi. Ma per il sessismo, come dici tu proprio questi non lo percepiscono, come se gli mancasse il sensore, quindi ancor meno lo identificano come cosa inopportuna…

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  6. sinceramente per me i cm^2 di nudità delle donne sulla camicia non cambiano nulla. Trovo desolante che qualcuno ancora creda che qui stiamo condannando il sesso in quanto tale perché stiamo ancora allo stadio del risolino o della battuta da scuola media. Se il tizio avesse avuto sulla camicia immagini di coppie che fanno sesso avremmo discusso della pruderie del pubblico, dell’ESA e compagnia, e morta lì.
    Il tizio, invece, aveva sulla camicia immagini che rimandano a un certo modo di vedere le donne, che rimanda a sua volta a un certo modo di trattarle e ostacolarle. Se qualcuno personalmente non ha incontrato di questi ostacoli, buon per lui/lei (o forse si tolga le fette di prosciutto dagli occhi). Io non so se la mossa del tizio fosse iper-super-ultra-postmoderna, ma a me umilmente pare che chi si mette a fare iper-super-ultra-postmodernate dovrebbe arrivare a un livello di complessità tale da capire se saranno còlte, o travisate alla grande. Altrimenti lassi perde (congiuntivo del verbo lassar perde).
    Infine mi chiedo: se la camicia fosse stata invece vagamente razzista, ci sarebbero tante critiche delle critiche?

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    • commento serio.Ho dovuto documentarmi su google. Rispetto ai paesi più nordici e anglosassoni siamo culturalmente indietro sul dibattito circa il sessismo (perchè siamo indietro sulla parità di genere), e come dici giustamente tu ci fermiamo al sess- nella faccenda sessismo, quindi l’obiezione collassa nell’ “è lecito parlare o alludere esplicitamente a contenuti sessuali in un contesto pubblico?” . A cui si risponde poi sventagliando diversi argomenti, pro e contro dalla goliardata al bigottismo. Mentre il sessismo non è nel possedere una camicia che dichiara “mi piace la f..a” e metterla in pubblico tipo in pizzeria con gli amici, ma nel farlo in un contesto professionale e ufficiale, in cui si celebra il lavoro scientifico di un team eccellente. Dove probabilmente fatica o aspira a faticare anche una quota di scienziate che da quella conferenza stampa viene rappresentata.

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  7. Piccola premessa, prima che approdasse sulla bacheca fb della padrona di casa, non avevo idea della polemica in corso perché tutta questa attrazione per l’astronomia, confesso, non ce l’ho. Il ragionamento di Costanza non viene invalidato dal fatto che sulla camicia non ci siano donne nude – è vero, non ci sono. O almeno non si vedono così nelle immagini che girano.
    Il punto è che l’evento – come mi si faceva notare ieri – è stato organizzato e gestito da un ente importante, certamente in grado di intervenire se davanti al mondo intero avesse parlato uno scienziato con il mento sporco di panna, dimentico dei palantoni. Invece la camicia no, non l’ha notata nessuno. Ed è una buona domanda partire da qui. Come mai nessuno ha notato quella camicia come invece sarebbe stato sanzionato l’uso di una maglietta con una fase ambigua sul razzismo o altri temi sensibili. Ciò non significa diventare dei talebani o delle talabane.

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  8. Ti diró che quando ho visto la foto del tipo ho sorriso e ho pensato “ammazza che colori da emicrania”. Poi va be che sono cresciuta a Alter/Linus (Barbarella, Valentina etc etc, ho uno zio collezionista e ho passato le vacanze estive a leggerli) non mi aveva meravigliato troppo la cosa, ho solo intuito fosse fissato coi fumetti..non é che sono “calabrese inside”.
    Penso anche che il tipo ci sia rimasto male sul serio, e che non lo abbia fatto per fini metafore o altro, ma solo perché é fatto cosí, e intendo magari non completamente “neurotipico”, come tanti suoi colleghi. É uno di quelli che una volta si definivano “eccentrici” o “originali” e che oggi si ritrovano con diagnosi di “spettro autistico”, “Asperger” o simili.
    Quello che mi colpisce sono i controstrascichi della vicenda, come quei simpaticoni (americani, inglesi e altro) che hanno risposto all’autrice del “tweet” originale (abbastanza moderato) con gentilezze del tipo “ma ammazzati che é meglio”, “fai piú sesso”, e via discorrendo.

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  9. anzi, non ci sono proprio donne, ci sono dei disegni di un’eroina di avventure di fantascienza, fra l’altro bona; che le donne possono essere gnocche pure se fanno cose tipo eroina di fantascienza

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  10. Ringrazio tutti dei commenti.
    Mi trovo d’accordo con chi mette l’accento sia sulla qualità del dibattito in Italia, che sulla semantica di un modo di rappresentare le donne e trovo appunto un po’ ingenuo sperare di disgiungere le due questioni. Allo stesso tempo mi accorgo di quanto sia difficile cogliere la zona che separa la legittimità della comunicazione sessuata dalla sua illegittimità. E credo che tangenzialmente questa discussione un po’ riguardi questo tema, la divisione dei pareri è tra chi vede sovrapponibile una comunicazione sessuata a un contesto professionale, e chi invece vede in questa scontata sovrapposizione la continuità con la discriminazione di genere. Donne nude o donne vestite in questo per me cambia poco, la questione è qui.
    In un paese molto sessista come il nostro, in realtà discriminare è molto più facile che in altri contesti. Più il paese cioè è sessista più alla donna si riserva una comunicazione esclusivamente sessuale, meno lo è più i casi in cui avviene sono più reali e soggettivi e relazionali che culturali e pavloviani. Ma noi non possiamo permetterci quando ragioniamo di abitare dove non abitiamo.

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  11. Della questione, al di là della mia opinione, mi interessano alcuni fatti apparentemente accessori.
    Come mi ha fatto notare Licia Troisi (che è una notissima autrice fantasy ma è anche una fisica), a montare la polemica sono state soprattutto le femministe americane (anche se lo scienziato è inglese e la missione europea), e sappiamo il livello di fanatismo del dibattito negli USA (lo stesso paese dove si voleva far passare per sessismo e addirittura violenza il fatto che una donna venisse fischiata per strada).
    Le “donne” della camicia erano disegnate in stile cartone animato (da una donna, tra l’altro) e non erano nude (e non mi pare del tutto casuale un errore di questo tipo, quanto iscritto nella tesi dell’articolo). Questa cosa che qua da noi il sessismo non è percepito come problema è vera, come è vero che chi lo combatte in prima linea (SNOQ e simili) lo fa con un approccio marcatamente moraleggiante.
    Questo per dire che, anche non condividendo l’idea di chi pensa ad una montatura surreale (posizione che condivido), qualche interrogativo dovrebbe porselo anche chi pensa ad un esempio di legittima battaglia sessista.

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    • Marco, per me é, sessismo, ed invasione della mia sfera privata, quindi un tipo di violenza, se qualcuno fa apprezzamenti gratuiit su di me per strada, o peggio ancora se tocca, palpa e smanezza sui mezzi pubblici.

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  12. Ora che abbiamo avuto l’occasione di ragionare, ora che c’è stato il confronto e che confronto, qui e altrove, ora che Matt Taylor si è scusato e non capita mai, ripeto mai – è venuto il momento di scusarsi con lui.
    Il mondo ha un bisogno forsennato di bislacconi come Matt Taylor, gente che fa grandi cose e prende atto dei propri errori, magari su pressioni e suggerimenti, magari perchè si è accorto che inadeguato è inadeguato e punto.
    Inadeguato anche non scusarsi con lui.

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  13. Marco, per la verità se ricordi lo scambio che avevamo avuto insieme, su cui mi pareva fossimo d’accordo, ma avevo capito male ecco: io non ho mai detto che fischiare una donna per strada non sia maschilista! E’ maschilista assai. Io ho detto che non è misogino. Non contestavo il fatto che si riflettesse su un problema culturale, contestavo il fatto che lo si riconducesse tout court allo stupro e ai comportamenti misogini, quando invece camicette con le gnocche e fischi per strada appartengono alla stessa semantica di un mondo allegramente maschilista, che ha quindi un problema per me di ordine politico. Quindi io non concordo con il giudicare esagerate le femministe americane, sono soggetti politici che qui vengono giudicati estremi perchè si permettono finezze in un dibattito pubblico dove le quote rosa non sono state un problema.
    Benvenuto Mario, devo dirti sono molto molto d’accordo con te. Molte di quelle accuse sono state formulate con un livore assolutamente fuori luogo. E secondo me pretestuale, come dicevo nel post tutte correlate più che alla passione politica a certi sinistri meccanismi di rete a cui forse dedicherò un post.

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  14. è desolante la situazione italiana relativa alla percezione del sessismo. ogni volta che incontro una situazione sanzionabile, e la faccio presente, ogni santa volta, mi sento rispondere, se va bene, ma saranno questi i problemi? o ma tu non capisci l’ironia? e se va male, ma che rompico***ni sei! (alternativa: ma trovati uno!) io non so proprio più come rispondere, come reagire. fortuna che pare, non sono la sola…

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  15. mettiamola così: se avesse avuto una maglietta con scritto viva la figa, sarei assolutamente d’accordo. ma io personalmente su quella camicia ho visto solo dei fumetti. era brutta? sì. mi sono sentita offesa? no.
    dagli apprezzamenti per strada invece sono profondamente infastidita, dalle battutacce pure, dalle barzellette non ne parliamo.
    poi, ok, forse è la mia sensibilità a essere diversa (adoro i fumetti e sono nerd inside), e ben vengano le scuse del ragazzo che mi pare si sia dimostrato più civile e empatico della maggior parte dei suoi detrattori. ma ora, come ho letto sopra e altrove, direi che poveretto ha diritto anche lui a delle scuse, perché è stato sbranato.
    e il fatto che lo siano stati anche alcuni dei suoi critici più scatenati non è una scusa. se si fanno gare di beceraggine, si perde tutti.
    mia nonna diceva, chi ha più testa e educazione, la usi.

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  16. che dire, io ho solo visto le fotografie, e non ho sentito nè i suoi commenti sulla cometa sexy nè le sue scuse dopo il fattaccio. magari mi sono persa una parte importante della vicenda. non ho visto in quella camicia un’offesa, l’ho collegata ai suoi calzini viola, i bermuda, ai tatuaggi, alle scarpe da tennis, e ho collegato tutto questo a una mente libera dalle formalità, uno che vive e si veste come gli pare e fa un lavoro di qualità, non come si vedeva una volta qui (ora non so, grazie a dio non frequento ambienti universitari da un pezzo), dove erano tutti eleganti imbalsamati formali rigidamente dentro schemi di abbigliamento, magari senza sostanza di pensiero e di cultura. e quelli sì che erano sessisti davvero. mi è sembrato uno pratico e giocoso, con una camicia orrida e il resto dell’abbigliamento anche, uno che bada alla sostanza e si veste come gli pare, perchè non è quello, che conta. ci devo pensare. magari è vero, che gli schemi formali dell’abbigliamento non vanno rotti. ma siamo sicuri che non gli piacesse semplicemente sta camicia, con le donnine sopra, magari gli piacciono anche quelle, e amen? come il resto dell’abbigliamento e i tatuaggi? non sono sicura che significhi che per lui le donne sono solo o soprattutto oggetti sessuali. magari è solo libero e informale, e questo mi è piaciuto, per il contrasto con il nulla imbalsamato ipocrita delle nostre parti.

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    • guarda animpapunka, lo penso anche io – e come ha detto qualcuno la colpa è di chi ha organizzato evento e comunicazione non sua. Si è fatto tramite poraccio. Se non fosse stato in buona fede come lo credevamo non avrebbe chiesto scusa. Ma siccome lo ha fatto vuol dire che anche lui ha riconosciuto un problema semantico diciamo così, che non si pone quando si va in giro come singoli anzichè rappresentanti di qualcosa.

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