Non c’è redenzione per le stanze delle banche, per le kenzie e per i ficus trasfigurati nella plastica quando sarebbero di carne, per i pavimenti di plastica che vorrebbero esser di marmo, per i pupazzi nascosti ai confini del monitor, plastica che vorrebbe essere tenerezza e leggerezza, e invece niente.
La coppia si siede dinnanzi a un’impiegata immensa e luccicante. Ha gli occhi di carbone e molti sfavillanti ciondolini su una scollatura generosa, la quale – sta appoggiata sul tavolo come un vaso da fiori, come un elenco del telefono. Sorride al marito che conosce di vista e intavola una confidente conversazione. Si impegna a farlo ridere. (un uomo asciutto, sottile e alto, ma non esattamente nervoso. La moglie una donna garbata e imprecisa. Non bellissima.)
Il marito ride allora, e si inanellano scherzini bonarii e rustici sui soldi e sui bisogni, sui lavori e sulle tasse, l’impiegata è molto simpatica loro vorrebbero un prestito, sa i lavori della nuova casa, e anche la moglie si insinua nella catena dell’umorismo, osservando come tra una battuta e l’altra quella si corregga la cascata di ricci, osservando il marito agitarsi sulla sedia. Cosa condividono? pensa in cuor suo la signora, non un letto io lo so, manco un passato. Condividono un mondo ecco cosa. I loro padri forse hanno fatto un mestiere simile, lo si indovina dal tipo di dialetto, e forse hanno abitato lo stesso tipo di case da bambini, la mamma di entrambi sarà andata al mercato con lo stesso tipo di carrello.
Sia mai che faccia più un patto di classe che un culo ben fatto, pensa tra se e se la moglie, e serpeggia tra l’umorismo degli altri due con freddure e giochi di parole.
Come a pisciar sul territorio.
La coppia è molto affiatata per la verità, e si capisce dal loro modo di non toccarsi, di alludere l’un l’altro. Giocano nel rimpallo delle battute mentre l’impiegata lavora, come due tennisti di talento, come due atleti lessicali. Forse il marito ha colto la gelosia della moglie e forse per questo la iscrive nel cerchio con più determinazione facendo ruotare le parole come i leoni di un circo con lei in mezzo. Infilando qualche complimento. La signora l’accarezza.
L’impiegata è divertita ma anche dispiaciuta. È una donna la cui estroversione viene sempre fraintesa, pensa di se stessa – a volte a ragione a volte meno. Da qualche parte ha visto tra i due un serrare di fila, un posto che si chiude. Che non le sembra di aver mostrato di desiderare. S’arrampica allora lievemente in una più composta e gradevole professionalità.
Il prestito potrebbe essere concesso, la banca vi farà sapere.
Buona giornata.