Medicina, occidente, democrazia, sciamanesimo.

C’è un libro a cui, molti di noi psicologi siamo affezionati e teniamo in gran conto nelle nostre librerie. E’ stato tradotto da tanti anni con il titolo “Alla scoperta dell’inconscio” ma noi lo chiamiamo L’Ellenberger, tutto attaccato con il nome dell’autore, e lo pensiamo come qualcosa di caro, che sta in mezzo ai classici, tra i grandi nomi del pantheon analitico. L’Ellenberger infatti spiega le origini della psicoanalisi storicizzando la produzione scientifica dei pionieri, e non c’è buona bibliografia che non lo metta in lizza.
Particolarmente interessante, anche per capire i comportamenti di cui vuole parlare questo post – è il primo volume che decide di collocare i prodromi della cura analitica nello sciamanesimo africano e nei rituali degli stregoni dei villaggi in Sud America. L’Ellemberger cita alcune pratiche di cura psichica in certi procedimenti anche piuttosto impressionanti e attuati dagli stregoni con persone malate, o possedute da uno stato di grande agitazione. Offre diverse descrizioni di questo tipo di cura, con citazioni di fonti e qualche trascrizione – e io ancora ricordo il caso di uno sciamano che curava le persone molto agitate e come possedute, mostrando di estrarre un animaletto dal corpo di un paziente – un lombrico per esempio. La persona ne sarebbe risultata come tranquillizzata e rinsavita.

Nel successo di queste pratiche, le cui modalità permearono anche il nuovo mondo e che oscillavano tra il lessico di culture tenacemente affezionate a se stesse e la franca cialtroneria, Ellemberger constatava la presenza di alcuni elementi importanti: in primo luogo, la fede del guaritore nelle proprie capacità. In secondo luogo la fede del paziente nelle capacità del guaritore, in terzo luogo il crisma fornito dal contesto culturale di appartenenza.
La pratica stregonesca e sciamanica, permetteva al proto paziente e al suo contesto culturale di proiettare elementi persecutori indesiderati maligni, che si traducevano in grandi ansie e preoccupazioni sull’insetto infilato sottopelle e di vivere come una liberazione, una catarsi il momento della sua eliminazione. Nel controllo di queste dinamiche vedeva probabilmente una conoscenza anche se rudimentale del funzionamento psichico e un primo tentativo primordiale di allestire strategie di cura.
Non si tratta di mera potenza delle suggestioni, ma di un nostro modo di funzionare portato al suo estremo e che vediamo materializzarsi in molti momenti quotidiani. Sicuramente gli antropologi potrebbero fornire molti importanti esempi e suggestioni sulle ritualità di cura in contesti lontani dal nostro. Ma se osserviamo la nostra quotidianità possiamo trovare elementi della guarigione sciamanica anche nei nostri centri urbani apparentemente postmoderni. Per esempio, parente delle pratiche sciamaniche è l’effetto placebo, anche se di natura psicodinamicamente inversa – si proiettano sul presunto farmaco aspetti sani e buoni della psiche, aspetti di cura e di cambiamento – senza che la sostanza introiettata possegga un reale principio attivo capace di guarire qualsiasi patologia. Ma si possono osservare aspetti di ritualistica tribale anche in altri itinerari della nostra civiltà industrializzata. L’appuntamento con il grande luminare preceduto da tanti ostacoli e filtri – trovare il nome mettercisi in contatto dichiarare che si è mandati da – parlare con una segretaria prima e un’assistente dopo – pagare anche tanti soldi per avere un parere -sono tutte pratiche tribali, che hanno qualcosa dell’iniziazione e del sacrificio. Qualche volta – non sempre perché anche questo è un clichet – il luminare ha delle stimmate esteriori della sua posizione sciamanica, il corrispettivo del mantello e dell’anello, saranno i segnali del vertice di classe, e il telefono che squilla e i gesti di asimmetrica devozione di cui è circondato. Nel topos sciamanico qualcuno includerà persino un’allure ieratica, il savio umorismo di chi sa cosa sono vita e morte, in qualche caso – la mestizia di chi sa di poter poco per davvero sulle cose.

L’aspetto psichico e tribale che mettiamo oggi nel nostro rapporto con il mondo medico è diluito e sostenuto – purtroppo sempre di meno, constatiamo – da una per quanto approssimativa pur sempre utile – consapevolezza delle regole logiche su cui si edifica la medicina, i cui risultati non ci sono immediatamente accessibili ma i cui metodi ci sono noti. La scuola è stata importante per noi e ci ha insegnato che la ricerca medica si basa sullo studio e la ricerca sperimentale, nella cultura è passato il concetto per cui, l’idea scientifica efficace è quella che si fa strada nel contesto delle riviste e delle strutture competenti e quindi, lo sciamano a cui ci rivolgiamo pur nelle prassi tribali che tanto ci rendono vicini alle popolazioni di altri continenti e di altre convinzioni, ha un curriculum per cui ha studiato quelle cose importanti che fanno quell’edificio, ha tesaurizzato un’esperienza sperimentale, se non di ricerca, di corpi su cui sono applicati gli esiti di altre ricerche. E quindi noi tendiamo a cortocircuitare – non sempre a ragione, ma meno a torto di quanto qualcuno spererebbe – crisma del potere e affidabilità medica. Nella nostra antropologia quotidiana il cerchio si chiude.

E’ una fortuna per i nostri figli non solo semplicemente per la loro salute. C’è qualcosa di profondamente democratico nell’architettura della logica medica e generalmente scientifica. Parte dall’assunto dell’evidenza delle prove per successo e per errore, per catene di cause osservabili, le quali nel loro fondamento sono accessibili a chiunque abbia il tempo e la volontà di applicarcisi, e possono essere replicate su chiunque ne dimostri la necessità. Il linguaggio della ricerca scientifica –più che mai di certi suoi fondamenti matematici – è anticlassista per definizione dunque, meno suscettibile delle variabili di potere culturale che riguardano per esempio le discipline umanistiche: non a caso, i test di intelligenza meno attaccabili sul piano psicometrico sono quelli che rilevano capacità logiche che non siano saturate da grandezze verbali.
L’intelligenza che presiede il pensiero scientifico è orizzontale, democratica, onesta come vocazione – presume un’equa distribuzione del potere. Lo sciamanesimo è verticale, piramidale, seduttivo, funziona per un’asimmetrica divisione del potere.
Che che se ne dica, molti hanno bisogno di entrambe questi vettori psichici e politici e il sistema sanitario di una democrazia funzionante satura entrambe le domande psichiche.
Il primario che ha tanto studiato.

Nei tempi di crisi di un sistema culturale come il nostro – le due funzioni cominciano a divorziare. E può succedere che la variabile sciamanica in diversi gradi e forme prenda il sopravvento su quella democratica. Questo accade per molti motivi. In parte perché spesso il mondo medico non è in grado di vederne il valore utilizzarla correttamente. LA fiducia nella cura, la sensazione di un calore emotivo e di una protezione da parte del grande sul piccolo – attivano delle risorse, che avranno probabilmente delle traduzioni in termini biologici ma che i medici osservano continuamente se non altro in termini di compliance alla terapia. Ma ci sono anche altre cause, in parte nella sopravvivenza di microculture arcaiche che sopravvivono, garantendo un effetto postmoderno che però è solo di facciata, in parte in una sorta di analfabetismo di ritorno io credo procurato dall’avvento di internet che sta facendo disimparare alle persone gli strumenti con cui prima sceglievano i loro sciamani strutturati di riferimento. Per cui alla fine accanto ai vecchi saperi, picconati dai un sistema pubblico che non finanzia la ricerca e continua a tassare i servizi alla persona, continuano a fiorire e rifiorire vecchi e nuovi rituali che dilatano la componente sciamanica: la gente non fa più vaccinare i bambini, ma in compenso di fronte a una malattia ritiene opportuno andare dall’esorcista.

E’ una cosa pericolosa, anche se ha delle cause comprensibili. E credo che ridicolizzare l’istanza che porta a scelte alternative non sia la strada migliore da percorrere perché fallimentare ab ovo. Quelle istanze hanno anche delle cose buone comprensibili e che psicologicamente e quindi biologicamente aiutano. Solo che non sono sufficienti specie in caso di malattie gravi. Ma la prima cosa da fare è continuare a rispettare l’istanza rituale e in caso proteggerla dove ce ne è la possibilità. Che sia preghiera che sia rito alternativo. L’importanza sta nel far passare il messaggio che da sola non basta, quando ci si riesce e cercare di difendere il democratico sapere che ci siamo guadagnati in secoli di storia. Questa cosa passa da molti canali che sono troppo poco attivati. E riguarda la comunicazione dei medici quando danno delle diagnosi e delle prognosi, la divulgazione sui giornali, le modalità del mondo politico e in particolare del ministro della sanità di rivolgersi al pubblico.

Ma riguarda anche il problema della divulgazione in rete. Lo riguarda in modo veramente allarmante. Perché la rete offre una larga quantità di informazioni che molte persone considerano autorevoli ipso facto perché vengono dalla rete, perdendo la loro capacità diciamo occidentale, di scegliere il sapere sciamanico secondo i criteri occidentali. Non ci sono agenzie intermedie, o non sono immediatamente percepibili dall’utenza, che ci dicano cosa sia affidabile secondo il nostro sistema di valori e cosa no. Va a finire, che ciò che credevamo ci portasse avanti nel tempo ci caccia indietro in un nuovo medioevo di ignoranza, con l’unica caratteristica di essere informatizzato.

6 pensieri su “Medicina, occidente, democrazia, sciamanesimo.

  1. Levo il Cappello, beizauberei !

    Assunto, declinazione e sistemazione = Efficace.

    Da Warburg a Sloterdejk ( per rimanere agli ultimi cent’anni ) , le insidie e le cure dell’antropotecnica sono la Cosa di Psychè, cambiano i Media, l’umano mica tanto.

    Kairos kai Kronos, no ?

    Grazie

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  2. Analisi davvero interessante. Che l’assunzione di posizioni “di potere” da parte di eminenti esponenti della cialtroneria sia un problema è un dato, non solo nel campo della scienza maedica, ma ovunque. Non sono d’accordo sull’orizzontalità/democraticità delle scienze a base matematica rispetto al sapere umanistico , il quale ha perso così tanto potere da rischiare la subalternità, quella sociale è già in atto. Sono invece d’accordo su tutto quello che dici rispetto alla rete, l’oscurantismo 2.0 è una tragedia sociale e l’influenza che esercita sulla cura della salute fa danni materiali gravi. In questi casi non dco mai “Medioevo” perché l’età medievale fu in realtà estremamente feconda quanto a sviluppo e diffusione della conoscenza..ma questo è OT.

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  3. “E può succedere che la variabile sciamanica in diversi gradi e forme prenda il sopravvento su quella democratica.” Trovo che la cosa paradossale sia che in alcuni casi tipicamente contemporanei (come i genitori che non fanno vaccinarei i bambini o chi rifiuta cure oncologiche standard per seguire terapie alternative inefficaci), alla base c’è proprio, invece, l’illusione della democrazia che prende il sopravvento sullo sciamano. In queste narrazioni lo sciamano è cattivo, parte di un’elite cinica e profittatrice, funzionale a un sistema che soggioga e sfrutta le masse, ed è proprio la comunità scientifica: ad esempio nel topos del professorone freddo, chiuso nella sua torre d’avorio, troppo preso dai suoi vetrini o dai suoi libri per vedere l’interezza della persona e in fondo dunque ottuso e chiuso di mente; gli avidi ricercatori che tengono nascoste le cure efficaci per arricchirsi vendendo farmaci inutili o dannosi ecc. Quindi è con grande senso di rivalsa virtuosa e democratica che si detronizza lo Sciamano! Finalmente uno vale uno, la mia opinione vale come quella dello scienziatone. Anche se a sentie le argomentazioni, quel che non si riesce a mandar giù di questo Sciamano (diciamo la Scienza, la Medicina) è proprio il non essere in realtà abbastanza sciamanico, cioè il non essere infallibile, non promettere miracoli, che le sue magie non sempre riescono e spesso lo fanno a prezzo di pesanti effetti collaterali; ancor più grave, la medicina sbaglia, cerca, prova, cambia, ammette (non sempre in tempi rapidi) i propri errori e lotta per migliorarsi, come acccade in tutte le umane attività. Insomma non le si perdona di essere troppo umana, terrena, di essersi fatta vedere in mutande. Infatti chi aderisce a queste narrazioni tipicamente poi si rivolge a pratiche che invece millantano tradizioni secolari, antiche ineffabbili saggezze immutabili nel tempo, non di rado con basi trascendenti, che sostengono di guarire tutto, per vie misteriose e senza effetti collaterali: vi si rivolgono senza pretendere prove, come buttandocisi tra le braccia, proprio perché, si direbbe, al contrario della medicina “normale” hanno ancora la loro aura.

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  4. allora mascèr Zaub, grazie per il post
    Mi venivano da fare, leggendolo, alcune considerazione e spero di riuscire a scriverle come le sento.
    Il rapporto sciamano-paziente- ambito sociale era stato analizzato anche da Ernesto De Martino nel su ” Mondo Magioc” e ” Sud e magia ” e soprattutto la conclusione che la magia funziona se a crederci sono lo sciamano, il paziente ma soprattutto se l’ambito sociale dove è pronto a ricevere e riconoscere sia il metodo che la guarigione.
    Lo stesso De Martino in altri ambiti dichiarava che questacatena non era riservata al mondo ” primitivo” ma anche e soprattutto al mondo moderno, avendone rintracciato e riconosciuto i segni nella spocietà attuale ( Italia anni50/60) e al Sud,in particolare che era anche il luogo dove si erano svolte le sue ” missioni antropologiche ”
    Il riconoscimento dei ruoli è fondamentale per il funzionamento e non è detto che l’avanzare della tecnologia e del progresso materiale e di una conoscenza diffusa, benchè monca, aiuti a contrastare il rapporto sciamano-paziente visto che riusciamo a riprodurlo in altri ambiti ma soprattutto ci affidiamo, con lo stesso spirito verso la conoscenza, subita più che agita. Quindi l’istruzione e il benessere da soli, non bastano ad avere un rapporto differente da quello instaurato in una società pre-industriale tra chi sa ( lo sciamano ) e chi chiede una cura ( il paziente.
    Questo mi spiega però, solo in parte come mai anche chi conosce i meccanismi del sapere scientifico e la sua verifica , ceda di fronte a un artificio del linguaggio, quale io considero ” le divinazioni ” che a questo punto sono disposto a considerare più come qualcosa che si VUOLE vedere che come qualcosa che viene realmente offerto.
    Quindi, anche l’uomo moderno, nella sua essenza più nascosta, teme ancora il tuono benchè sappia cosa lo produce e chiede di essere rassicurato da qualcuno che gli racconti che sono angeli e demoni che lottano per il possesso del cielo!
    Grazie ancora.

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  5. Molto bello questo post. Molto interessante per le cose che ignoravo (tipo lo sciamano col lombrico). A parte le considerazioni sui due approcci, quello occidentale e quello sciamanico, trovo parecchio interessanti le cose che dici sull’opportunità di proteggere o almeno non stigmatizzare e ridicolizzare un approccio sciamanico “sano” e in qualche modo qualificato. Io aggiungerei onesto, nel senso che un sacco di robaccia che gira è pura e semplice truffa. Mi sembra un obiettivo molto ambizioso anche perché parecchio trasversale, e anche parecchio scivoloso, in tempi in cui nessuno pare avere gli strumenti necessari (non ne servirebbero poi troppi) per spiegare in modo chiaro e conciso su cosa si basino la medicina e la farmacologia moderne. Una cosa dici fra le righe, mi pare, e io la riprendo perché mi sconcerta e perché ho avuto esperienza del lato oscuro del fenomeno: certi medici “tradizionali”, appunto, occidentali, usano il loro sapere potenzialmente accessibile a tutti come se invece loro fossero degli sciamani e il loro sapere fosse esoterico. A volte si comportano addirittura come dei censori o degli inquisitori, censurando la speranza e punendo i tentativi dei pazienti e dei loro cari di cercare la salvezza. Ho una sorta di vizio socratico di pensare che se sei sapiente sei anche buono, ma ecco, molti medici sanno tante cose ma non sono sapienti, e quindi ben vengano i loro colleghi un po’ sciamani.

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