C’è stato un tempo quando scrivevo sul vecchio blog, in cui parlavo malissimo di Facebook, senza abitarlo e vivendo nella blogosfera quelle stesse dinamiche che più tardi avrei applicato su Facebook. Molte delle cose che pensavo allora le penso tutt’oggi, ma devo ammettere che mi è assolutamente congeniale, e che anzi sono deliziata dalla possibilità che da Facebook di osservare una sorta di parcellizzazione delle dinamiche di relazione, una sorta di mosaicizzazione per cui se ne vedono i piccoli tasselli. Verba volant, scripta manent! dicevano infatti gli antichi e quel manent nel caso specifico può essere particolarmente interessante.
E’ un po’ di giorni per esempio che mi trovo a riflettere sul concetto di bannamento. Si banna da facebook qualcuno che prima faceva parte della propria cerchia di amici, e che si desidera espellere per un motivo o per l’altro, in modo che non possa più avere accesso alla propria bacheca. Il bannamento, è uno degli aspetti che più mi fa pensare facebook come oggetto sinistro e patogeno, o quanto meno particolare perché è tra gli aspetti che più odorano di onnipotenza: la certa persona esiste, ma io la faccio smettere di esistere.
– Anche se, c’è pure da dire, non è che nella nostra quotidianità ci costringiamo a continuare a frequentare persone che ci risultano irritanti. Solo che essendo Facebook una sorta di codificazione scritta dei nostri comportamenti spontanei, non sempre siamo così prontamente consapevoli delle nostre decisioni.
Facebook da uno spessore innegabile alle nostre vulnerabilità ed idiosincrasie, quelle stesse che – a ragione o a torto – ci portano a bannare qualcuno che risulta sgradevole.
La prima forma di bannamento che ho constatato, è il Bannamento romantico. Questo tipo di bannamento, che ammetto di aver applicato almeno un paio di volte, ma forse più anche tre, riguarda contatti con cui si è stati in intima relazione una vita passata – e dunque non semplici amici di scuola, ma manco virulenti ex fidanzati: ma amici propri, genti con cui s’erano fatte delle vacanze o degli esami o delle telefonate ecco, con cui però non si scambia più niente di niente, che stanno li a ricordarvi solo quanto non je ne po’ fregà di meno di voi. E magari uno dice, va beh aspettiamo un’occasione tipo: la nascita di tre gemelli, il famiglio in ospedale, il cazzo di compleanno! Ma quello niente, una mummia. E d’altra parte anche voi li, constatate che non avete molto da dirgli, che la lontananza oramai è ratificata, e Facebook in realtà ha indotto una vicinanza artificiale che nella realtà non si darebbe mai, e alla fine anche Facebook si deve arrendere e quindi, con il cuore pervaso da una lieve mestizia, il tempo che passa, le cose che cambiano, lo mandate affangù senza tanti complimenti.
Esistono variabili più soft del Bannamento romantico quando, vicenda che riguarda i profili più affollati, anche con contatti con cui non si hanno avute relazioni nel quotidiano, si delibera a fronte di un evidente mancanza di scambio su la qualsiasi, che l’amichizia feisbucca non ha alcun fondamento, che quel contatto è sorto grazie a una lieve convergenza ideologica o umoristica solo una volta, e poi è morto così come una foglia d’autunno, e magari non si aveva molta cognizione del futuro bannato nella propria weltanshauung addirittura, e magari il bannato in fieri ha anche una vita di rete piuttosto blanda – è per dire uno di quelli che stanno lontano dal computer per tante ore, e sul profilo non scrivono niente….. Finchè famo conto se sposa, e’ tutto un fiorire di esistenza individuale e di auguri, e il bannante dice: chi cazzo è questo? E zac!
Questo tipo di bannaggio capita moltissimo in zona compleanno – tutti noi su Facebook dobbiamo avere paura del compleanno eh – ma io non lo applico mai in questa modalità festaiola perché, anche se è piuttosto acclarato che il bannaturo vive con sommo agio anche senza di me, mi sembra davvero poco carino ed effettivamente punitivo bannarlo nei giorni festivi. In caso mi ci dedico nei giorni feriali. Quindi, al Bannamento vendicativo hard, preferisco il Bannamento vendicativo a lento rilascio.
Il Bannamento vendicativo a lento rilascio inoltre, preferisco attuarlo in silenzio.
Lo dico perché è pratica dell’utenza feisbucca più accanita, annunciare fasi di bannamento collettivo con grande strombazzamento, dichiarazioni programmatiche molto circostanziate e e retoricamente sottolineante. Si usa infatti scrivere un post in cui si dice: basta, ho deciso di fare pulizia, potare rami secchi, optare per la leggerezza. Mo’ ne banno 10, 20, 100! E’ comportamento questo che mi incuriosisce, e di cui mi sono chiesta il ritorno narcisistico che deve comportare. Cioè, che te frega di perdere chi è evidentemente già perso o mai avuto? Ma è piuttosto chiaro che qualche vantaggio c’è. E credo dipenda dal fatto che in questi tempi di democrazia e rappresentanza civile, in cui sopravvivono con una loro ragion d’essere istituzioni quali i partiti e il sindacato, ma anche organi collegiali secondari quali il consiglio di istituto, il condominio e pure a’ parrocchia, mbeh la dittatura è un po’ aut, eh, la velleità del ras è perlopiù fustigata in specie tra le genti che stanno molto vicino a un computer, e bannare venti persone in sol colpo è una sublimazione del profondo istinto fascio che levete, dichiararlo è come stare su un balconetto del ducetto, capito come. Fasci ma innocui, severi ma di zucchero filato. Una cosa da poco.
Il che poi avviene con un minimo di licenza ideologica quando la rete si incendia per qualsivoglia questione di principio – domani per dire è il giorno della memoria, la mia personale occasione di giardino all’italiana feisbucco – e allora arriva il momento ockamesco di ognuno, che disce e vabbè che devi conoscere l’altro, e va bene che bisogna confrontarsi con il pensiero diverso, con l’altrui visione del mondo, e come lo combatti il nemico se non ce magni almeno una pizza? Ma ce la magnerei la pizza per davvero con questo qui che sbrilluccica di improvviso et improvvido antisemitismo/ maschilismo/omofobia/calcinculoai bimbi/etc. etc. etc? Ed è subito decisione epistemologica dura.
Ciao.
Ma a fronte di questi Bannamenti giardinieri, ci sono dei bannamenti più sottili e certo partecipati tronfi o dolorosi che siano, e che sono l’esito – scientificamente interessante – di questo curioso tipo di relazione di cui è portatrice la rete e che nel quotidiano non si da. Succede infatti che in rete si stringa un contatto con qualcuno che si conosce su bacheche altrui, o che si conosce perché magari si scrive su un blog, e questo qui risponde nei commenti e vi cerca in rete e allora si diventa amici, nel senso internettiano del termine – che meriterebbe e anzi meriterà un post a se – cioè persone che condividono delle esperienze e dei pareri di vario ordine e grado. Si tratta di una nuova modalità relazionale che può portare a delle reali amicizie profonde e durature, anche e soprattutto quando trovano l’occasione di travalicare la pagina scritta, e questo è molto bello. La rete funge in questo senso da contenitore delle potenzialità relazionali evitando che si disperdano e incoraggia lo scambio reale più, ma molto più di quanto pensino i suoi detrattori. Ma questa cosa è vera anche – ahimè – per certe questioni meno belle e simpatiche e piacevoli, ossia si creano contenitori di relazione in cui un si avverte come forzatamente condannato alla frantumazione degli zebedei. Il contatto rompicojoni infatti, invidioso, colla coazione a ripetere del sarcasmo fuori luogo, sta li ed è sempre li, ubiquo e onnipresente, essendo che con il mause ti raggiunge dal cesso, dalla banca, da Timbuctù da ovunque nel globo terraqueo. Il paradosso della rete è che abbatte i confini per cui boni e cattivi ponno sta tutti nel tuo confine, e se non hai un agile bannamento un disinvolto rispetto per l’ego tuo, ma anzi ci hai tutta una serie di osservanze morali di ideale dell’io per cui pensi che pare brutto bannare uno anche se fracassa i maroni con battute graziuose tipo – -ahahah me sai che ci hai eccorna, essendo che te per dire temi davvero di aveccele corna – te lo tieni questo contatto comodo come un sercio sulla seggiola, magari non gli rispondi nella speranza di una improvvisa autocombustione, magari ti ci appiccichi nella speranza di creare le basi per un’onta, ma quello resiste, e anzi di più ammette il vero dicendo a ritmi regolari di amarti, t’ama capito come, e si approda a quello che definirei, il Bannamento estenuato. Bannamento a mio giudizio eccessivamente tardivo, io sono per la tempestività diagnostica, ma che ha quanto meno il pregio di provocare un grande senso di liberazione e benessere.
Un ultima grande classe di bannamenti di cui però sono poco esperta, sono i bannamenti come esito fatale di relazioni amorose o sperate tali. Bannamenti nonzuzzurelloni, Io su questa fenomenologia sono scarsa per mancanza manifesta di esperienza nel settore, e magari potete voi contribuire nei commenti. L’unico tipo di casistica che posso riportare è il bannamento marpionistico, ossia il bannamento di quello che te si propone così, lillo lillo lallo lallo, chiedendoti prima l’amichizia feisbucca in modo disinvolto e generico, e poi proponendo una chiacchiera in cui è subitaneamente lampante la totale assenza di interessi condivisi, qualche volta la totale assenza di interessi, un subitaneo quanto ingiustificato interesse erotico, ingiustificato perché magari oltre la foto der naso te non ci hai messo, o della faccetta ecco, ed è particolarmente irritante per il narcisismo almeno mio, questo interesse erotico tutto esito di proiezione e non di sostanza, la persona che non sa niente di te manco voglio dire il girocollo. per non dir altro. Mi sono posta dinnanzi al quesito morale se porre il bannaturo marpione nella posizione di rimanere invece dentro ai miei contatti, sai mai se per l’effetto della chimera proiettiva, egli non tragga qualche beneficio divulgatorio e si appassioni ai temi della psicologia dinamica, ma sono un tipo animoso e quindi niente. Zak.
Chiuderei poi questo sapido elenco dei bannamenti possibili, con la costellazione estesa quanto composta di episodi singolari e irripetibili dei bannamenti permalosi, bannamenti non di rado dovuti a una curiosa visione del mondo che ha al proprio centro criteri insoliti. Il mio caso preferito, rimane quella che disse di bannarmi perché aveva constatato che il soprannome che avevo dato alla mia lavatrice combaciava con il suo nome proprio, e questo lo visse come un’onta terribile. Ma ricordo anche il caso di un’altra, persona per altro gradevolissima ma di cui mi era capitato in effetti di osservare una vita feisbucca quanto meno tempestosa, che ebbe a bannarmi perché eravamo cadute in una irrimediabile divergenza ideologica in materia di scarpe, e più precisamente in materia di plateau – perché a me piace molto il plateau e invece a lei no, e mi ero ritrovata a difendere reiteratamente con foga ma anche devo dire orgoglio, questa mia posizione diciamo logistico estetica, contro il suo bisogno di egemonia calzaturiera ecco. Io però mantenevo una certa ironia, un distacco dal sintomo, lei invece era proprio molto coinvolta su questa cosa delle scarpe, trattava le scarpe come altri trattano la Siria capito come. E insomma a un certo punto mi scancellò. Peccato, dico senza ironia, mi stava simpatica.
Chiudo qui. Ma esorto tutti qualora disponessero di aneddoti e eventuali sottocolassi, ad allungare l’elenco.