Volevo dirvi

 

(Occupatevi dei vostri amici quando la moglie dice ho buttato la pasta e allora pensate, gli telefono dopo cena, che poi lei comincia a chiamare tante volte, la pasta si fredda, i ragazzini fanno cadere le forchette o fanno finta di piantarsele nella mano, sono così in effetti i ragazzini.
Occupatevi degli amici senza pensare a quella volta che il figlio più grande davvero si era piantato la forchetta nella mano, come atto rabbioso e dimostrativo, sei ore con la mano sotto all’acqua. E quello che diceva ma uffa.

Occupatevi degli amici quando non sono più tanto vostri amici, e paiono affondati in una nebbia di vita aggrovigliata, perché magari si sono trasferiti in un’altra città, un altro matrimonio, in un altro partito. Occupatevi degli amici che siccome sono innamorati della vita hanno tradito il vostro passato, hanno perso la fedeltà a dei ricordi usurati, hanno smesso di riconoscersi in quello che ancora siete.
Telefonate ai vostri amici lucertole, camaleonti, coccodrilli.

Accarezzate le vostre amiche api, farfalle, colibrì, che si appoggiano gentili sui colori delle cose, succhiano il nettare di certi loro aperitivi, che siano cuba libre di eterne ragazzine, o caffè corretti di grasse parannanze. Un buffetto, un saluto, una seggiola, un passaggio in macchina a quelle con la vita incasinata, gli amanti nell’armadio e i figli nella gonna, o a quell’altre dritte come fusi che prendono un calcio e poi s’ammaccano.

Perdonate i leoni, le tigri, e i gatti di appartamento troppo permalosi o peggio sciocchi, quelli che graffiano per distanze provvisorie, che non accettano gli scarti della vita, che se ne stanno ridicoli e puntuti sopra i cuscini di velluto, a dire uffa allora io allora io allora io, rincorreteli, spesso si stanno pentendo, spesso vi stanno pensando, siate pazienti, è questione di una pizza, di un cinema, di un messaggio di una riga.

Soprattutto però riempite di grazia, e di favori e di pensieri, i cani da pastore, che nel dolore si occupano di voi, e vi abbracciano e vi stanno vicini, e li sentiti pure se ci son state due parole. Quelli che fanno una telefonata noiosa, quelli che scrivono un messaggio inaspettato, quelli che ti sanno dire il pensiero necessario che non avevi formulato, o più semplicemente che sanno darti una scatola con delle cose, che rimarranno quando smetterà di infuriare il vento.

E infine, godetevi il vostro zoo, la vostra voliera, la vostra riserva, il vostro parco , il vostro cerchio, quando arriva la tempesta – come io sto facendo adesso. )

7 pensieri su “Volevo dirvi

  1. Infinite grazie di queste parole così giuste e buone, così lungimiranti e umane. Non si può che essere grati di averti incontrata, conosciuta ed imparato ad amare.

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  2. Volevo dirlo anche io che nella tempesta ci sono da anni e non ho più parole per raccontare,lagnarmi,rassicurare ma ahimè neanche per ringraziare posso condividerlo?

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