(Mio papà)

(Mio padre era un uomo gentile, per indole e per una sorta di triste necessità, non della vigliaccheria, ma del precluso accesso alla rabbia. Intimamente aristocratico, ineludibilmente depresso, geneticamente incompatibile con il lessico emotivo di una città decaduta, anarchica, e in una maniera parolacciara e deprimente imbelle, navigava per Roma imbarazzato, metafisico, resistente. Come olio nella minestra, come sasso nella farina.

Quando stava nel traffico, si portava i libri per le code, Virgilio per esempio , cantava canzoni comuniste – oppure iettatorie – a noi bambine, guardava la futile e sana rabbia dei guidatori con stralunata clemenza, quasi una gentilezza materna, che io credo di avergli preso nel dare un metro alle cose. Coglieva l’irreale dimensione dei vaffanculi, dei culi così, delle vampate sui volti per via di una freccia, di un fanale, di un rischioso sorpasso. Si faceva prendere da incertezze agli incroci, faceva metafisiche inversione a prescindere dall’umano e dalle regole dei mortali.
Lieve come è sempre stato in tutte le cose, un rabbino in mezzo ai platani sporchi.
Mio padre era un uomo simpatico.

E quando per esempio fermo in mezzo ad altre macchine ferme, arrivava un ragazzo indiano a cercare di pulirgli il vetro della macchina, l’ultimo arrivato nella piramide spietata, e lui stava seduto al volante, e magari era il terzo, quarto ragazzo che gli puliva il vetro, mio padre gli faceva no con la mano, e quello magari continuava, su 10 ricatti morali un panino sarebbe arrivato. Noi figlie allora guardavamo l’aria stupefatta e sconcertata, in qualche caso esasperata, quando lui scendeva dalla macchina, e dietro di lui fiumi sonori di clacson e di bestemmie, e incurante e metafisico spiegava al ragazzo, che vede, con questa insistenza, lei fa il gioco dei fascisti! Vede, non deve insistere così, diceva a quello che di volta in volta scivolava nella stizza, o nella tenerezza, perché poi quelli sa, che dicono.
Gli dava del lei, come ci ha insegnato a fare.

Sognava credo una rivoluzione educata, dove le persone si trattano sempre l’una con l’altra con riguardo, una rivoluzione di scioperi cortesi forse, di gentili alleanze tra disgraziati, una fratellanza tra reietti di tutte le storie, non gli importava – devo dire, purtroppo, dei soldi –  ma era proprio che dalla grande violenza della storia era stato deturpato, e non sarebbe mai riuscito a pensarla dalla parte dei giusti.)

(Le cose che gli piacevano. Qui )

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