La natura vince sempre. Su medicina, omeopatia, vaccini, bambini

 

Una volta il mio amico Giampiero, ci raccontò del lungo periodo in cui si trovò ad assistere sua madre malata e che vide andarsene. Era tardi, avevamo bevuto, e Giampiero si sentì libero di parlarci del momento in cui la vide morire – o meglio, delle ore, perché a volte la morte è un fatto di ore – o di giorni.
La sua descrizione mi colpì e gliene sono ancora grata. Giampiero spiegò di come vedesse nel corpo di sua madre incosciente, un fatto in cui trionfava la natura, e quindi in un certo senso la vita, con quello che noi chiamiamo morte come un fatto di vita, e la trasformazione del corpo l’accadimento di qualcosa che appartiene a un vitale enorme, e comunque sempre vincente. Cioè diceva Giampiero, quando vivi o quando muori, la natura vince sempre. Se vivi vince, se muori vince, se vivi sei con lei in un modo, se muori diventi con lei in un altro, lei ti lascia fare cose e lei ti si riprende e ti trasforma in qualcosa. La natura è sempre, la morte in un certo senso, nel senso di non essere, non c’è mai.
Concludemmo anche, come nell’essere teatro della lotta interna tra un modo di essere natura, e un altro modo, il momento della morte, è oggettivamente un momento di merda: stai solo, e sei deciso da queste forze su cui non puoi più niente.

Come spesso mi succede quando si parla di medicina, vaccini, idea di scienza dominante, idee minoritarie che si fanno strada, anche nella storia del bambino morto per otite perchè curato con l’omeopatia, il mio pensiero è andato all’insegnamento di Giampiero: la natura vince sempre – e al corollario provocatorio dell’insegnamento di Giampiero: la natura è in un certo senso, nostra nemica. Quando poi in ballo c’è il corpo di un bambino, di un nostro figlio la natura è nemica acerrima, è il potere a cui siamo sottoposti, è qualcuno che va avanti nostro malgrado secondo sue logiche personali. Un farmaco che funziona fa vincere la natura, un farmaco che non funziona fa vincere la natura, un farmaco assolutamente inutile fa vincere la natura, un farmaco che procura gravi effetti collaterali, fa vincere la natura. O forse dovremmo dire la natura non è né buona né cattiva né madre né matrigna, è prima di tutto smodatamente potente e noi possiamo vincere o perdere piccole battaglie che per lei sono irrisorie – molta buona poesia, molto Lucrezio e molto Leopardi stanno in questa tragica comprensione della disparità di potere e di intenti, nella comprensione di una asincronia dei fini.
Ti credi che tu e la natura avete lo stesso scopo, ma invece non è vero, a lei va benissimo pure se sei sterile, pure se abortisci, pure se ammazzi tuo figlio. La natura è sempre.

Dunque ciò che per la natura è uno stare continuo, per noi è una serie di battaglie capitali. In questa prospettiva in maniera laica diciamo, io iscrivo tutte le più recenti divergenze sulla medicina che attraversano il dibattito pubblico. Il mio affetto per il mio corpo, e per il corpo dei bambini della mia specie, per il loro stare con noi mi fa considerare l’arsenale di strumenti della medicina come un campo in cui devo scegliere quello che mi da un maggiore margine di speranza di vittoria: e da profana, l’unica via che mi possa tranquillizzare in qualsia campo della lotta nello strapotere della natura, è la via numerica: se tante case con le norme antisismiche reggono il terremoto, io mi faccio la casa con le norme antisismiche, se tante persone non muoiono di una certa malattia con il vaccino io mi faccio il vaccino, se l’antibiotico manda via un’infezione che può essere mortale, io mi prendo l’antibiotico. La scienza non è sempre facilmente accessibile, ma la statistica si, e la statistica è mia amica nella lotta per la vita: quando c’è io la ascolto.

La natura vince sempre, se così non fosse, non ci sarebbe statistica, ma un esoterico sistema di tutto o nulla un magico e medioevale mondo di armi definitive, di pozioni magiche, di maghi e di qualche sparuto immortale che si narra abbia vinto contro Dio. Ma siccome la natura vince sempre, la scelta è tra perdere e pareggiare, tra morire o morire dopo, e sempre con un imprescindibile scarto di possibilità, il potere della natura: nessun vaccino è esente da rischio, nessuna medicina non combina mai guai, la natura sta acquattata nel corpo di qualche predestinato, e noi facciamo la nostra modesta e romantica battaglia rosicchiando numeri, tassi di prevalenza, confiscando più vite possibili –ed è incredibile come si sottovaluti il successo di un dato di bassa incidenza negli effetti collaterali di un vaccino, per esempio, come non si capisca quanto un farmaco che fa bene a tante persone e fa guai a pochissime sia un risultato letterario e leggendario contro il potere di Dio.

Ho scritto questo post probabilmente inutile e lacunoso, per dire, che insomma dobbiamo assumerci la nostra responsabilità nel nostro rapporto con la vita e con il corpo, e con lo strapotere del naturale, che non è vero che i rispetto del naturale è la nostra salvezza sempre e comunque e che ci sono momenti in cui dobbiamo prendere atto che bisogna giocare la battaglia con le cose migliori di cui disponiamo, e questo in particolare quando siamo responsabili di chi ancora non ha la possibilità di operare delle scelte, e diviene quindi vittima della nostra cattiva gestione del potere. Se una cosa funziona per la vita molto più spesso di un’altra, noi dobbiamo sceglierla, se questa cosa dovesse essere l’omeopatia – bene, se è la medicina tradizionale bene, la questione rimane saper scegliere, ciò che salva più spesso.

 

Laddove sempre può solo Dio.

7 pensieri su “La natura vince sempre. Su medicina, omeopatia, vaccini, bambini

  1. Dovrebbero essere considerazioni di base per tutti. Sono molto preoccupato perché non lo siano. Si può andare avanti con il ragionamento verso strade diverse ma da qui occorre partire. La natura vince sempre e quale sia la probabilità di un evento piuttosto che di un altro. In pronto soccorso ho visto una ragazzina e sua madre con una malattia infettiva (pronto soccorso!??!?! non medico curante?) dire che il vaccino fa venire l’autismo. Ecco…

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  2. Non è un complimento quello che voglio lasciarti qui, pur complimentandomi molto. E’ un sincero ringraziamento. Non ricordo più quale traccia mi portò qui, tempo fa, presumo il solito link to link, ma mi piacque immediatamente quello che lessi, contenuto e forma. Questo post (e anche quello che prende Totti a pretesto, anche quello chapeau!) è utilissimo, lucidissimo. Grazie ancora

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