Il resto mancia

 

Dunque la notizia del giorno è la seguente. Un gruppo di fattorini di Milano, che di mestiere svolge consegne a domicilio – pizze, panini o quant’altro – decide oggi di pubblicare una lista dei personaggi famosi, che vivono in case di lusso o in quartieri agiati, della zona di Milano – che non hanno dato la mancia quando è stato loro consegnato il cibo. In calce alla lista ci sono insieme, rivendicazioni sindacali e modalità ricattatorie, richieste lecite di un salario minimo decente e minacce di ritorsione sulla vita privata, e io direi nel complesso, odore di giustizia e un odore penoso di grettezza. Questo soprattutto per la scelta di: far pagare agli acquirenti la vendetta della battaglia politica che non si ha il coraggio di affrontare a viso aperto, con l’azienda. E’ anche un interessante sintomo sull’uso della rete, una specie di Assange de noantri, solo che anziché le promesse di segreti internazionali incredibilissimi e pericolosi qui si allude alla possibilità di sapere se la Ferragni sgancia la mancia, e se dovesse continuare a non sganciarla ci fanno capire che potremmo arrivare a sapere se si è depilata le ascelle, o se struccata ci ha l’occhiaie (o anche casi estremi – il comò brutto dell’ingresso con del giornalismo d’assalto?). Comunque, non molto di più – considerando che stante le premesse ,è facile che al prossimo fattorino che consegna la pizza a domicilio, la  Ferragni nasconda l’eventuale amante nel presumibilmente meraviglioso cesso.
Sono cose, voglio dire che fanno scuotere l’animo della collettività.

Quando ho appreso la notizia, l’ho trovata interessante e come dire, sintomo di un cambiamento forse positivo. E forse lo è perché credo che oggi i lavoratori più scoperti, meno sindacalizzati e più vulnerabili siano proprio quelli dell’e-commerce. Leggendo pensavo, meno male via si sono mossi, un po’ di coscienza politica, faranno parlare di se, metteranno paura! Ero empatica con la base della rivendicazione, perché sono sicura che la stragrande maggioranza ha paghe indicibili e contratti risibili, nella migliore delle ipotesi. Poi però mi sono afflosciata, perché appunto la richiesta ricattatoria è sul famoso avaro, non sul datore di lavoro. Sul fare la domanda ai datori di lavoro l’iniziativa è quasi rassegnata, la colpevolizzazione è tutta sugli acquirenti ricchissimi i quali, in quanto tali potrebbero semplicemente decidere, per tutelare la propria privacy, di mandare il cameriere filippino a prendere la pizza sotto casa, ripiegare qualora abbiano ancora voglia di un saporino nazionalpopolare sulla pizza surgelata e via discorrendo, mentre il datore di lavoro potrebbe serenamente continuare a sbattersene: gli acquirenti della pizza a domicilio sono comunque per lo più personaggi ignoti al pubblico e le aziende non si tengono in piedi grazie a Fedez.

Si tengono invece in piedi, ragazzi miei belli, grazie a voi. L’e-commerce deve molto del suo successo al dover saltare molti anelli della filiera produttiva, ma quelli che ci sono devono essere correttamente mantenuti e rispettati. Voi siete esattamente questi anelli, e il capitale dell’aziende per cui lavorate siete esattamente voi. Voi fate risparmiare un sacco a queste aziende, voi siete camerieri al tavolo che non andranno ai tavoli, siete piatti che non saranno lavati, siete, proprio quei piatti che non saranno puliti, e pavimenti che non saranno spazzati, e anche siete l’energia elettrica risparmiata di una sala in meno, e il parcheggio che non dovrà essere garantito a nessuno. Voi cazzo, siete un sacco di soldi. Se vi fermate voi, si ferma l’e-commerce, senza consegna a domicilio, non c’è glovo, non c’è deliveroo non c’è niente. Per fare un esempio dal mondo che sta andando via, e che conosco per esperienza personale, nel mondo dei libri, per molto tempo una percentuale importante del prezzo di copertina va ai librai, perché senza libraio non esiste(va) il libro nel mondo. In virtù di questo, i libri su amazon possono spesso costare di meno, avendo meno anelli della filiera produttiva da dover retribuire. Per il librai questo è un problema, ma non è che lo risolvono molto bene prendendo a calci i lettori di libri. Perché a quel punto quelli smettono tuttalpiù di leggere libri nuovi e se li procurano in un altro modo.

Invece voi fate questa, cosa: promettete di prendere a pedate gli acquirenti, con un eventuale ricatto che cari miei, considerando che in ballo ci sta il panino di macdonald temo non risulterà proprio intollerabile. Addirittura, proprio in quanto ricatto in più di un caso potrebbe suscitare una reazione paradossale: la mancia è avvertita come un atto etico e volontario, se me la imponi con il ricatto io ti associo allo strozzino più che al lavoratore che ha un salario indecente, e quindi mi verrà come reazione emotiva e insopprimibile il desiderio di resistere a una pressione, a un gioco di forza. In specie considerando l’antropologia di riferimento che citate nella lista, composta da persone che sono convinte, a ragione o a torto di essere dove sono in virtù del proprio lavoro talento e merito – come per esempio il presunto (ma lol, lasciatemelo dire) magnate dell’economia Aranzulla. Io stessa, per esempio la mancia la do sempre – quando ordino la pizza a domicilio – ma se penso a uno che dice, che se non do la mancia dirà cose mie, mi viene voglia di non darla affatto. Ne va come dire, della mia libertà.

Insomma l’idea all’inizio mi sembrava efficace, interessante, mi attirava solidarietà. Poi ci ho pensato un bel po’ e mi ha messo un senso di pena, di tristezza, anzi una sorta di imbarazzo di fronte a quella che mi sembra essere una cattiveria impotente, frutto di un modesto pensiero politico. Ma ti poi mettere a chiedere a uno che si chiama CLEMENTINO cazzarola, l’indennità di cassa? Certo che è la cara vecchia lotta di classe, ma sarebbe intelligente ingaggiarla con chi è nella posizione e ha l’interesse per combatterla.
Forse Il fatto secondo me vero, è che come è stato per me anni fa quando facevo un mestiere molto di poco migliore del vostro, secondo me siete tanti, ma non riuscite a fare gruppo unico, non riuscite a decidere di bloccarvi e protestare tutti insieme,  non riuscite a fare uno sciopero in blocco come si deve. Io spero che riusciate a fare meglio di quello che mi toccò vedere nei call center, mettetevi d’accordo e fermatevi tutti. )

Raccontino per la buona serata

Un uomo biondo, di occhi molto chiari, dal cui cappotto si può evincere che è senz’altro sazio di sapide letture, preparato si può dire alle sfide della conversazione, cammina per una via di negozi del centro, un sabato mattina. Intorno c’è un pulviscolo di donne che ronzano sotto le vetrine, alcune anche grasse e sgraziate, certe pure giovani ma troppo truccate – è una via con pochi negozi meritevoli – alcune anche madri, con altre piccole donne per mano, bambine che non sanno se volere delle scarpe o un gelato – giacché è primavera.
Lui non le nota.

Si sistema i capelli nel modo di quelli che dicono di essere belli, ma anche certamente nervosi e tormentati, un modo a cui le più giovani e truccate non rimarranno indifferenti, è un bell’uomo in effetti, specie nella tenuta invernale che ne occulta il blando sovrappeso, i segni di una dieta esteticamente funzionale ma con consistenti ricadute sui trigliceridi – e sui denti che anche, sono in pessime condizioni. Infatti sorride di rado, forse un uomo non proprio pulitissimo, ma le donne potrebbero anche essere generose su questo tema.
E’ al telefono, e ha un’aria rassegnata.

Io, lo incrocio proprio mentre dice al telefono: “allora, fino a che lui parte, non ti occuperai di me?”
E un amante, dunque  – penso. E pensiamo tutte intorno a lui sulla strada dei negozi volgari, chi sa chi è la femmina che lo fa essere così  blandamente – bisogna dire – sconsolato, anzi ci interroghiamo tutte, se una di quelle donne fatte di nevrosi e incertezza, cascate nello scisma che capita tipicamente loro, da una parte il padre, dall’altra il sesso, da una parte la cuccia dall’altra l’altrove, oppure una furba ballerina di frontiera, una divinità cinica e stanca, annoiata dai fallimenti altrui.
Tutte però conveniamo silenziosamente: sicuramente una donna magra.

La donna magra dall’altra parte, è una che sicuramente fa cose mentre parla al telefono, (le madri con le bambine divise tra scarpe e gelato sono convinte che lei prepari una valigia, è sabato e parte con un fidanzato ufficiale – le altre invece che cucini e si accenda una sigaretta). Questo comunque, si capisce dallo sguardo che ha lui quando finisce la frase, quella attesa paziente che hanno certi maschi con le femmine indaffarate che si sono scelti quando prestano loro poca attenzione ( le madri delle bambine lo conoscono) anche quando si dicono di volerle solo in un letto, o sul sedile posteriore della macchina (questo la ballerina, pensano le grassottelle, non lo permetterebbe mai, mica come ammè).

(Io per mio, mi intenerisco che pure questo me lo vedo più figlio che padre. Ma come fa a correre da te figliolo benedetto mi viene da dirgli, con tutto sto salottiero timore della tristezza, con questa composta disponibilità all’elusione di sfida, a voja a ravanarti i capelli, che sei pure un bel ragazzo – noantre qui non lo metteremmo mai in discussione. Ma veditelo, vorrei dirgli, qualche film come si deve, fattelo questo bildungroman nazional popolare, qualche attore che su una macchina grossa rapisca una puttana e la trasformi in principessa, fatti insegnare dalle cose volgari come ci si comporta con le cose importanti.)

 

qui

Paesaggi interni

Quando saranno grandi, i più felici tra i nostri bambini saranno quelli che potranno parlare di prati, e disegnarli pieni di tenerezza, senza dover necessariamente invidiare quelli dei ricchi, sdraiati sulle vette del mondo, tra le ultime nubi e le ultime piogge.
I più fantasiosi dei nostri figli forse vi aggiungeranno certo tipo di rose spontanee ed estinte, i vulnerabili alla mitologia racconteranno di stelle alpine nel ventre dei teatri greci, questo mondo pieno di cerotti sarà nelle favole per i loro figli, pieno dei colori che noi, i loro genitori, già adesso prevalentemente sognamo. (Per quanto sia primavera.)

Anche per quel che riguarda il canto degli uccelli, la qualità dell’infanzia si discriminerà nel ricordo – falso ma assolutamente volenteroso – di aver percepito almeno una volta un usignolo, e anche il rumore della gazza ladra quando trova un pezzo di vetro, e una volta tu pensa nella notte, diranno queste madri e questi padri, s’era di notte ed era tutta un’orchestra di civette angosciate e gufi magici, noi uscivamo nella notte e forse potevamo vedere degli occhi gialli! Tu pensa.  (Ma quali occhi gialli. Qui per il momento, fioriscono i sorci, i gabbiani e le cornacchie. )

Saranno favole, queste che racconteranno i nostri figli una volta padri di altri figli, piene di grattacieli che fioriscono di terrazze, e soprattutto di spensierate gite fuori porta, su acque ancora molto azzurre. Quando ero piccolo io, diranno come sempre si fa, quando ero piccolo io l’acqua era trasparente e al mare in primavera era già caldo, ti arrotolavi i calzoni sulla riva e venivano certi pesci piccoli, a mangiarti le unghie. ( pesci ancora ce ne sono, grossi volgari e pieni di spine, persino nelle acque marroni dei fiumi urbani)

Gli infelici saranno invece,  quelli che non racconteranno menzogne. Il cielo era già acido nei loro giorni lontani, le pozzanghere flatulente, le case senza riparo, i sogni impietosi e senza rispetto. Quelli di loro con più talento però, riusciranno a inventare un’altra forma di bellezza, tenace, opaca, verde scura, come l’edera che s’arrampica sulle case che cadono – di questo in effetti si ricorderanno – e  come certe erbacce spinose e rigogliose con i loro fiori viola, che si sono sempre fatte strada, malgrado tutto.

 

(qui)