Prego, vuol favorire? (buon anno)

A gennaio impareremo a fare le tavole della madre e della nonna, con le tovaglie bianche e i bicchieri smerigliati, molte posate, oliere e saliere che sembreranno monumenti. Porteremo vassoi di coreografie eroiche e sorpassate. Arcipelaghi di sottaceti in coppette di vetro, la collina fiorita dell’insalata russa, il pesce di patate che guarda con l’occhio spaventato. Qua è la alcune acquasantiere. I gamberetti con la salsa rosa, la sciampagna, i panini al latte sui tovaglioli di lino.
Staremo composti

A febbraio, qualcuno di noi alzerà la mano per chiedere se ci sono ancora dei tortellini in brodo, senza troppo brodo, le cugine invecchiate brontoleranno senza arrivare a essere maleducate, le figlie nubili rideranno troppo rumorosamente, i bicchieri saranno pieni a febbraio, staremo certamente più comodi, e impareremo a chiedere a quello seduto davanti a noi, sei felice? Ti fa felice la donna che hai sposato? Ci accorgeremo che la sua felicità per noi è persino più importante del suo tradimento. Quello davanti a noi prenderà tempo, sentirà tutto quello che c’è da sentire, e sulla tavolata cominceranno a fiorire pacchetti di sigarette.

A marzo risponderemo a quella domanda impunita, proveremo un sentimento strano, dolce e opaco, diremo che qualche volta siamo felici, ma è un bagliore, il resto è qualcosa di diverso, qualcosa che è un materasso morbido, e per certi di noi dobbiamo ammettere un freddo marmo. ma guarderemo negli occhi di quell’impertinenza, le sorrideremo, e offriremo il vassoio con l’arrosto fumante, a chi ci è vicino. Il lampadario sulla nostra testa luccicherà, le prime bottiglie saranno già vuote. Le regole cominceranno a sembrare fragili.
Una bambina coi capelli rossi farà rotolare delle biglie sul tavolo
.

Ad Aprile ci saranno tante di quelle briciole sulla tavola che arriveranno delle cinciallegre, dei pettirossi, forse un martin pescatore appollaiato sulla caraffa di vetro. Le vecchie si apriranno stanche la camicia bianca, formaggi e salami sbocconcellati staranno nei piatti, i signori si terranno i calici sul panciotto, i più fortunati di noi, impavidi e dal fisico di ferro, si accorgeranno di aver voglia di scopare, è aprile, dopo tutto, e allora agguanteranno chi sta vicino, e secondo del talento, useranno le parole o le mani. Qualcuna lascerà cadere una mano su dei calzoni grigi, un altro comincerà a sussurrare cose procurando affanno.
Un ragazzino incerto lancerà delle macchinine a correre da un capo all’altro del tavolo, dove sta il suo compagno di banco
.

A maggio si comincerà a parlare dei dolci, l’aria si sarà fatta calda, i fiori si saranno aperti, ciliegi bianchi e ciliegi giapponesi appariranno tutt’intorno, ma anche molte rose, e margherite, e camelie e azalee, questo perché le nonne hanno il pollice verde, oltre a essere molto brave in cucina. Si mangeranno dei piacevoli budini al cioccolato, dei creme caramel, ma anche dei semifreddi – per esempio alla fragola o al caffè. Quello a cui avete chiesto se è felice, si sarà messo ad accordare un violino, un altro a cui potreste fare la stessa domanda pulisce una pipa. Quelli a cui è esploso il desiderio intanto smaniano agli angoli del tavolo. Quel vostro amico con gli occhi molto chiari,che avete fatto male a portarvi a letto anni addietro, con la stessa sapienza di un tempo, fa credere a un’altra scema da par vostro, di esserne innamorata. Scoperanno.
Non funzionerà. Lo sapete già.

A giugno qualcuno prenderà il caffè. Alcuni di noi, mezzi ubriachi, sciolti gli indugi, intratterranno dei malcapitati, colpevoli di essere timidi e silenziosi, sui loro progetti futuri, dettagliati indici per argomenti per quel che riguarda la saggistica, tassi di prevalenza per quel che riguarda l’epidemiologia, geografie dei tessuti per quelli che si occupano di abbigliamento.  Gli introversi, che per l’impaccio delle pubbliche relazioni hanno bevuto qualche bicchiere di troppo saranno snervati e sfiniti, qualcuno dovrà anche fare pipì, succede. Un poveraccio, dopo una accorata prolusione in merito alla nascita di un nuovo partito che risollevi le sorti della sinistra, rutterà, esausto.
Il vostro amico con gli occhiali d’osso a quel punto si alzerà e metterà musica da balera.

A luglio  pavoni bianchi e uccelli del paradiso cominceranno a passeggiare distratti tra le sedie, a mendicare. Bisognerà mettere per terra i piatti sporchi dei dolci. Gli uccelli esotici amano il tiramisù e la panna cotta. 
Farà caldo. I fortunati dal fisico forte staranno in certi letti sfatti, poco lontani. Quelli di noi rimasti attorno al tavolo avranno invece cominciato a sudare. I signori si toglieranno le giacche e anche le camice, le signore rimarranno in sottoveste. Questo, potrebbe procurare qualche sorpresa, qualche distrazione, qualche delusione. Un uomo ci guarderà nel modo in cui vorremmo essere guardate. Le madri e le nonne, storceranno la bocca con biasimo.  Un paio di maschi di quelli troppo belli, riterranno opportuno cominciare a redigere un bilancio.
Che tempi.

Ad agosto, la tavola sarà abbandonata e tutti si andrà nel mare, il tempo dirà l’uno all’altro quanto  è cattiva la vita, che comincia a togliere troppo presto il potere del corpo. Guarderemo con dissimulato cordoglio la pelle flaccida di un ventre, l’ombra di gobba addosso a un grande amore, le cicatrici ingrate di troppi interventi sul fianco della più bella della scuola. 
Nuoteremo. Penseremo. 
In compenso, in direzione ostinata alla cattiveria del tempo sul corpo, guardando due erotomani che si strusciano sul bagnasciuga, sotto ai ciliegi e vicino alla tavola, ci rasserenerà l’imperturbabile democrazia dell’erotismo, le incontrovertibili regole del sesso, che delle rughe e dei rotocalchi se ne sbatte.
Ne saremo rincuorati, e usciremo dall’acqua con l’andatura delle divinità greche.

A settembre avremo accappatoi bianchi, turbanti, sedie di vimini, e cocktail con l’ombrellino. Le signore con uno smalto rosso fiammante, i signori con occhiali da sole scuri. Rideremo un po’ malinconici. Alcuni di noi riusciranno a guardarsi negli occhi e dirsi la verità. Altri, purtroppo litigheranno furiosamente. A una fortunata, non dirò chi, arriverà un biglietto in mano. Lo leggerà da sola vicino alla tavola sparecchiata e ora vuota, lo stenderà per bene tra le dita, poi lo ripiegherà e comincerà a cercare con gli occhi, rimproverandosi l’eccessivo trasporto per un appassionato di contabilità.
Il sole si farà obliquo. 

A ottobre ci si dovrà ricomporre. Dalla prateria cominceranno ad arrivare delle zie dimenticate, degli amici di infanzia, forse, purtroppo, delle cartelle esattoriali. Cosa volete per cena? Diranno costoro, una crema di zucca? Un vassoio di affettati? Delle bruschette con l’olio nuovo? La tavola sarà di nuovo pronta, ma faremo fatica  a sederci. In quattro a luglio si sono sposati. In compenso uno di quelli che doveva scrivere un romanzo ha preso uno sganassone, e un timido va girando con un crocifisso dissuasore. Foglie rosse cadranno sulla tavola, castagne, nocciole, pecorini stagionati anche, miele e gorgonzola.
La prima a sedersi, a capotavola, sarà la mia gatta Teodora.

A novembre le liste degli acciacchi saranno pergamene da srotolare lungo tutta la tavolata, si faranno dei censimenti: quanti con la gastrite? Quanti con l’artrite? Cefalee? Mal di denti? Ah davvero ti hanno operato per i calcoli? I narcisisti della ricerca scientifica e i cartomanti dell’agonismo sessuale proveranno una blanda frustrazione, i timidi saranno contenti, e i casi meno gravi tenteranno la speculazione sulla tenerezza. Arriverà un imponente vassoio di carni alla brace, e di cacciagione marinata all’arancia. Noi a quel punto, capendo che il tempo stringe, ci baceremo, vada come vada, oggi c’è il mal di schiena, domani proprio la morte.

A dicembre la tavola sarà circondata di neve. Una civetta bianca ci guarderà con dolcezza dal lampadario di cristallo. Le volpi e le linci piegheranno la testa di lato, la mia gatta Teodora girerà le orecchie con disappunto.  Il vino rosso ci scalderà ancora un po’, l’amore anche, parleremo sotto voce, la notte ci avvolgerà.  E siccome avremo un po’ paura, ci attarderemo intorno alla cena. D’altra parte le vecchie avranno acceso i candelieri, e poi ci sarà ancora qualcuno che saprà farci ridere. Speriamo di aver fatto tutto quello che c’era ancora da fare.

(infine, per l’orso polare, qui )