Già quando eravamo ragazzini, nei tornei amorosi delle scuole superiori, ci capitava di osservare la strutturazione del potere erotico degli altri compagni, e se avevamo già allora un occhio sufficientemente attento – spesso succedeva, era anzi motivo di dibattito e in qualche caso di stizza – vedevamo ragazze non particolarmente attraenti cominciare a inanellare fidanzati, o anche compagni di classe tutto sommato banali, diventare dei punti di riferimento, fino all’assumere ruolo di prede ambite. Nonostante la feroce e impietosa gerarchia estetica di quegli anni, le retrovie della classifica si impegnavano di già in esercizi erotici di tutto rispetto, mentre certe nostre amiche del cuore, che parevano avere tutto al suo posto e niente da invidiare, nelle feste di sabato, stavano nell’angolo del salone a fare, come si diceva allora – tappezzeria.
Il centro di quelle feste, era abitato da un tipo preciso di adolescente, quello cioè che era già in grado di interpretare con dimestichezza i valori culturali del gruppo sociale dominante, sia per temperamento, che per organizzazione di personalità, e in diversi fortunati casi, per aspetto fisico. Questo, non era necessariamente segno di benessere, perché anzi certi camaleontici adattamenti alla maggioranza avevano già un odore di disperazione, si poteva intuire che dentro c’era un eclisse di oggetti interni benevoli, un’identità personale percepita come inaffidabile e deludente, ma in quel frangente, funzionava ed era d’aiuto. C’erano dunque questi spavaldi, nel mezzo dei soggiorni del sabato, vestiti come ci si doveva vestire, con il naso, i fianchi e gli occhi come dovevano essere, e i modi che obbedivano, tramite linguaggio, gesti, smorfie della bocca, al galateo di una generazione.
Volevo parlare di relazioni amorose, e loro accessibilità, e comincio dall’adolescenza, perché l’adolescenza è un momento interessante, è il punto di partenza, il momento storico della vita in cui, si scarta, si shifta consapevolmente dall’essere bambini e starsene nella propria organizzazione dunque edipica, amorevoli innamorati dei propri padri e delle proprie madri, all’investimento sentimentale e consapevole di qualcun altro fuori, il momento in cui dunque, alcuni nodi possono pure venire al pettine, e si comincia a vedere sul piatto delle relazioni quanto ci si sente in diritto di mettersi in gioco, di essere amati, quanto si è messo da parte da dare senza correre rischi. Certo, c’è la complicazione non trascurabile del corpo che cambia, e anche di uno stadio intermedio che spesso e volentieri è una prova ingrata, la pelle con i brufoli, le braccia che ciondolano, le ragazzine con le forme incerte, per non parlare dell’avvento del ciclo, la prima barba e via di seguito, ma con l’adolescenza comincia un processo, per alcuni relativamente breve, per altri troppo lungo, per altri che invece par non riuscire mai a trovare fine, di aggiustamento diciamo del patrimonio psichico, di riconfigurazione di stilemi relazionali che sono arrivati come esito di accudimenti spesso perfettibili.
Con l’adolescenza comincia la nostra carriera sentimentale.
All’inizio di questa carriera, gli standard collettivi dell’estetica e della desiderabilità sociale svolgono un ruolo tranquillizzante. E’ l’era dei divi mediatici, che nella loro irraggiungibilità spiegano bene perché si sta al di qua del guado erotico. Volendo baciare solo una divinità, si fa presto a spacciare come acerba tutta l’uva del mercato, e mentre si impara a sceglierla si rivelano utili– di contro, gli standard di comportamento chiamati in causa dall’ordine culturale: lei deve far capire a lui il suo interesse, ma lui sarà quello che dovrà invitarla a uscire, o diversamente seconda i codici vigenti, queste norme infatti, serviranno da rozzo know how tramite cui passare, per approdare alla relazione.
Simultaneamente però, mano mano che si procede a tentoni nell’esperienza, quella modellistica astratta del desiderio e del modo di fare verrà – auspicabilmente sostituita con l’agnizione delle tipicità del proprio desiderio e della propria identità. I meno nevrotici dunque, qualche passo dopo l’inizio della loro carriera sentimentale, cominceranno a capire qual è il tipo di persona che più li attrae sessualmente e sentimentalmente, scoprendo miscele di aspetti che prima ritenevano rigorosamente indipendenti l’uno dall’altra, e insieme scopriranno il loro modo di sedurre e trattenere, il loro modo di mettere in pratica quello che dovrebbe essere – sacrosanto diritto di essere amati.
Questo che dovrebbe essere un diritto, ha una matrice segreta nell’infanzia di ognuno, e passa invariabilmente dalle occasioni affettive importanti che un giovane adulto ha avuto da bambino, nell’esperienza con gli adulti che si occupavano di lui, la madre, per un verso, il padre per un altro. In un certo modo la madre per il maschi, in un certo modo il padre per le femmine. Nella organizzazione familiare del nostro sistema sociale, non l’unica possibile ma quella che struttura il nostro funzionamento come occidentali in ogni caso, è particolarmente rilevante anche il tipo di funzionamento di coppia che un bambino osserva nella sua coppia genitoriale. Quindi possiamo intravedere dei campi che stabiliscono modi e possibilità di esercizio di quel diritto di essere amati, perché la terribile profezia che l’organizzazione psicologica sovente fa avverare è che chi ha imparato l’amare, con chi non è stato in grado di fargli vedere che lo ama, e che lui sa amare, molto banalmente si ritroverà a fare in modo di non essere amato, in vari modi in cui la clinica descrive nel dettaglio con termini probabilmente più prosaici. A quel punto si verificano delle carriere sentimentali, alcune delle quali non conoscono ascese, altre un procedere lento e pieno di ostacoli, con relazioni vuoi distorte, vuoi infelici e burrascose, oppure piene di strani muri e complicati compromessi – relazioni connotate da inspiegabili distanze – o meglio, distanze che trovano apparenti motivazioni molto affidabili sul piano logico, che vengono credute come il fondamento di un costante fallimento, ma che invece non sono alla radice del problema.
Ci possono essere molti esempi, vari e diversi tra loro.
Per esempio, ci può essere il caso di un bambino che nasce da una madre che non avrebbe voluto dei bambini, per mettere in campo la sua identificazione con sua madre, che a sua volta non era mai stata contenta di essere madre, oppure per rimanere la figlia brillante e adorata di un padre, che ne ha sempre premiato le vicissitudini intellettuali e le sue prestazioni professionali. Queste storie sono storie lunghe, e coprono più generazioni, ma quella che a noi interessa, è la parte della storia del bambino che nasce da una madre, che proietta su di lui delle cose negative di se, e del suo mondo interno, da cui è spaventata e verso cui è diffidente. Questo bambino percepirà una madre rifiutante, che non ama stare con lui e giocare con lui, che non starà volentieri emotivamente dalla sua parte. Imparerà precocemente a cavarsela da solo, a risolvere dei bisogni senza fare domande, a non aspettarsi troppo – anzi ad aspettarsi il peggio, e questa sua indipendenza così come quella relazione con quel modo di essere amato, sarà la sua intimità e il suo canovaccio, cioè che conoscerà e troverà percorribile e attraente. Si innamorerà delle ragazze che hanno il carattere di sua madre, e dunque una patologia a lui complementare, e che non gli faranno correre il rischio di violare il suo spazio di autonomia, a cui oramai e abituato e che è la cosa più affidabile di cui dispone. Lo costringeranno a una addolorata mancanza di amore non ricambiato che gli è nota, e che potrebbe essere la sua coazione a ripetere. Un bambino così potrebbe essere uno di quei ragazzi di cui si dice che non sono attraenti, che altri mettono da parte, che si prendono nomignoli sgradevoli.
Oppure. Una bambina che è stata oggetto di un accudimento molto affettuoso quanto intrusivo ai limiti della violenza – per esempio a causa di una coppia di genitori, che la manipolavano eccessivamente, o che la stimolavano fino a farla stare male giocando con lei per esempio senza permetterle di prendere sonno da neonata, facendole il solletico da più grande ignorando le sue richieste di interrompere, fino a gesti magari sessualmente abusanti o in una zona grigia tra l’affetto e la blanda violazione, da parte di uno dei genitori, anche se non consapevoli sul piano cosciente, possono procurare una normativa interna di contrasto, di difesa dell’incolumità corporea, di barriera. Magari la bambina è stata vezzeggiata, e amata e messa al centro di una grande attenzione, ma allo stesso tempo come spesso accade in corrispondenza di questi comportamenti intrusivi, non c’è stata sintonizzazone sui suoi bisogni, e sulle sue necessità. Allora quella bambina diventerà una giovane adulta che per un verso sa scaldarsi delle attenzioni degli altri, ma per un altro troverà il modo di eludere il contatto fisico e portare le relazioni su un piano diverso, che non la metta in discussione. Tutti dicono che sono molto simpatica ma, dirà di se stessa un po’ più grande.
Le trame possono essere infinite, ma io porto questi due esempi, facendo riflettere sul fatto che in nessuno dei due casi, avremo una persona che dice coscientemente, di eludere le relazioni per mettere in atto coazioni a ripetere che hanno una storia antica, perché questa storia è assolutamente inconscia, non presente allo sguardo, quella storia si va scrivendo di nuovo tramite loro e loro malgrado, con scelte che servano a materializzarne l’esito come con una causalità di eventi. Persone che si rendono per esempio sgradevoli, e che fanno in modo che tutti pensino che siano poco attraenti, oppure persone che tendono a fare in modo di essere piacevoli, simpatiche, ma non amabili, che mettono in una linea assolutamente dimenticata, la comunicazione sessuale. Che diranno quello che anche altri diranno di loro. Non riesco a dimenticare quella persona. E’ chiaro che non piaccio a nessuno. Mi si vuole solo per l’amicizia. Non sono come quelle la, o come quelli. Il carattere. E una serie di cose, che hanno la loro porzione di verità. Si è fatto in modo che fossero vere.
Questa transizione del passato che diventa un mondo interno capace di determinare il presente, avviene con una serie di passaggi sofisticati e complessi, la cui descrizione meriterebbe un libro intero. Ma se prendiamo gli esempi che abbiamo fatto prima, il nostro ragazzo e la nostra ragazza diversamente angariati da accudimenti imperfetti, per esempio possiamo osservare che il ragazzo non amato, si sentirà pieno di oggetti sgradevoli e indegni, la rabbia del desiderio dell’altro, la convinzione di non meritarlo, il suo antichissimo bisogno di un materno che è invece respingente e inaccessibile. Questo ragazzo, metterà addosso agli altri questi panorami di sventura e di desiderio qualsi maligno dentro di lui, e farà in modo con i suoi comportamenti che loro li mettano in altro, e lo isolino e lo lascino da parte. La chiave per la lettura di queste vicende è molto kleiniana, e Melanie Klein è la teorica che ha individuato nell’identificazione proiettiva la razio di questo comportamento. Ho questa cosa brutta dentro, la metto nell’altro e la faccio agire, anche contro di me. Per esempio adotto comportamenti ridicoli, per esempio trascuro la mia igene, faccio delle cose che nel codice culturale del gruppo non sono solo eccentriche, ma prova di una marginalità. Molti casi di bullismo hanno questo disegno segreto nella psiche della persona bullizzata, io credo, in età adulta, anche molti casi di mobbing – ma per rimanere nel nostro argomento molte relazioni che finiscono male, o che per la verità neanche cominciano. Nelle storie molto gravi e dolorose anche diversi casi di stalking. Se ci pensiamo lo stalking è la storia di qualcuno che si ostina a imporsi con qualcuno che lo rifiuta con determinazione, sapendo che lo rifiuterà.
Questo accade certo, solo in alcuni casi. In generale gli accudimenti sufficientemente buoni prevedono una serie di risposte affettive da parte dei genitori che sono più intense in certe circostanze e meno in altre, secondo le proprie storie personali, ma con una discreta sintonizzazione tra figli e genitori che diventerà la base per buone sintonizzazioni da adulti con i propri partner. Certamente accudimenti più responsivi, ottimali e rassicuranti danno un arsenale migliore per affrontare le sfide dell’adolescenza prima e delle relazioni mature dopo, e la carriera decolla con più slancio, ma secondo me le cose sono come dire, filosoficamente più complesse. Infatti certi accudimenti diciamo moderatamente imperfetti insieme a delle difficoltà e a delle nevrosi mettono in campo dei pregi peculiari, che possono in un secondo momento diventare qualcosa che rende sicuri di se nell’attrarre gli altri. Per capire questa cosa, possiamo fare riferimento alla classificazione degli stili di attaccamento nell’infanzia, e agli studi che sono stati fatti per vedere come questi stili mantengono traccia nelle relazioni mature. Un esempio che amo molto – probabilmente non casuale – riguarda gli stilemi tipici dei bambini che hanno all’interno una organizzazione dell’attaccamento insicuro ansioso, i quali hanno avuto genitori dediti ma poco capaci di entrare in sintonia, e che hanno lasciato loro una costante incertezza dell’oggetto relazionale. Questi poi possono diventare, partner per esempio molto amorevoli, troppo presenti, insicuri, persone anche però verbose, con una specifica modalità di tenersi al sicuro e presso di se l’oggetto amato, che può diventare a sorpresa – seduttiva. La persona con questo assetto, diventando adulta, potrebbe trasformare questa ansia, questo bisogno degli altri da sintomo a freccia nel suo arco, freccia del suo diritto di essere amato. Ehi, potrebbe dirsi quello che un tempo era un bambino molto incerto sulle decisioni bizzarre di sua madre, io sono capace di tenermi quella donna, sono capace di farla rimanere con me con il mio essere brillante e simpatico.
Spesso, in effetti, la vita ci cura. Certe relazioni diventano terapeutiche, e riescono a cambiare piano piano ma con efficacia, le organizzazioni interne della psiche. Il come questo accada è molto variegato e fascinoso, perché non c’è semplicemente una partner che dice, mi piaci nonostante le sciocchezze che fai per evitarlo, ma quello che succede è anche che siccome una persona dice, mi piaci nonostante le sciocchezze che fai, riuscirà a portare in vita, nella memoria inconscia del soggetto, altre parti operative, le forme di amore maldestro di cui è stato oggetto, dilaterà i suoi pregi, renderà meno operative le sue difese, strutturerà altri modi relazionali, o smusserà quelli che sono vigenti, ritenendoli accettabili, o lasciando che si incastrino bene con se.
In antri casi invece questo non succede, perché la normativa è talmente potente e rigida da disincentivare le prime occasioni, farle scartare violentemente, oppure farle durare troppo poco, a quel punto c’è anche da dire, che l’assenza di un partner per quanto desiderato, diventa la punta di un iceberg di un insieme di problemi che meritano di essere presi sul serio, perché facilmente la qualità della vita non è delle migliori, e tutto è probabilmente molto compromesso – e allora bisogna, davvero andare in terapia, perchè ne va della vita e la vita è importante.
Infatti, l’idealizzazione estetica astratta degli oggetti perfetti che si amano da lontano, e che nella loro astrazione disincarnata non rispondono in niente alla propria identità, non potrà mai eguagliare la completezza che da, la scelta individuata dell’altro, quello stare con l’altro che è esperienza dell’adolescenza prima, e poi mano mano che si cresce, sempre più individuata, per cui alla fine, la persona che si sceglie è quella che è il corretto complemento oggetto della nostra individualità formata in età matura.
Come a dire dunque, sintetizzando, che noi ci troviamo tra due fuochi, il primo dei quali è lo stile dell’affetto che ci mette al mondo, il secondo è lo stile dell’affetto che mettiamo al mondo. In mezzo c’è la nostra crescita personale, meno troviamo il nostro stile, più ci rifugiamo nella banalità astratta, meno ci mettiamo in gioco, più rimaniamo attaccati al primo dei due fuochi.