Messaggio di servizio

Cari tutti.
Un breve messaggio di servizio.
In questo periodo ho davvero tanto lavoro, e soprattutto la consegna del mio imperdibile tomo psico cazzarellista. Come si fa a scrivere sia post psicocazzarellisti e simultaneamente capitoli di libro psicocazzarellisti? E se posto qui tutti i capitoli psicocazzarellisti, poi quando andate a comprare il tomo, ma non mi rimanete un tantino delusi? Che uno dice, ma io l’ho letto proprio tutto! Quindi niente portate pazienza, ma per un mesetto, il blog rimarrà inattivo.

borghesia 2.0

Episodio uno: qualche giorno fa L’Isis ha fatto circolare l’ultimo dei suoi video più impressionanti, in cui un pilota giordano era arso vivo. E’ l’ultima produzione cinematograficamente macabra di quelli di IS. Prima di questo video sono circolati quelli delle donne uccise a sassate per adulterio, dei prigionieri sgozzati, degli omosessuali lanciati dall’ultimo piano di un palazzo, e altri ancora altrettanto orripilanti. La rete, come emotivamente prevedibile – ha risuonato, si è scossa e indignata in buona fede: su tutti i social network le immagini sono riverberate seguite da commenti e riflessioni molto preoccupate e arrabbiate.

Episodio due: qualche giorno fa ero in rete e discutevo di vaccini: molte persone ad oggi stanno mettendo in discussione l’opportunità di vaccinare i propri bambini e io, con un certo scoramento, discutevo con alcune di queste persone. Erano interlocutori laureati, con un modo di disquisire sintatticamente e logicamente strutturato, che avevano accesso a una larga fetta di informazioni – superiori a quelle che avevano i nostri genitori quando siamo nati noi – ma che mi sembravano dimostrare l’assenza di alcune difese importanti diciamo per non uscir di metafora – mancavano delle difese immunitarie del soggetto politico e del cittadino medio. Difese che abbiamo fino ad ora applicato in maniera talmente automatica, da renderle oggi difficili da individuare.

Il punto di convergenza di questi due episodi e degli argomenti di cui sono al centro, è la cittadinanza due punto zero, ossia quella fascia della popolazione mediamente istruita e non angariata dal digital divide che accomuna geografie e storie diverse. Questa popolazione nuova, mi si dispiega come una sorta di nuova borghesia, che a prescindere da delle condizioni economiche di partenza che possono anche essere svantaggiose o al contrario molto avvantaggiate, ha una buona istruzione, ha curiosità intellettuali e fascinazioni politiche, e dispone grazie all’effetto di un’istruzione di buon livello di un arsenale di medio raggio di strumenti per affrontare la realtà e forse, sempre in virtù di quella qualità della scuola pubblica che oggi si vuole prendere allegramente a sprangate, rivela una relativa compattezza ideologica, su ciò che è bene fare e ciò che non è bene fare.

Ma la caratteristica che ancora più contraddistingue questa nuova cittadinanza è l’uso della comunicazione tramite social, perché l’ingresso dei blog prima, di Facebook e Twitter dopo nella quotidianità della comunicazione ha trasformato i figli dei cittadini semplici di un tempo, in cittadini di diverso tipo. Perché succede questo: chiudono i quotidiani, reggono le versioni on line, scende il prestigio del giornalismo titolato, che si ritrova ad essere diffuso in rete sugli stessi media che usano i singoli cittadini per le loro comunicazioni, mentre questi ultimi abbandonano le conversazioni verbali con cui esprimevano i loro pareri e scrivono quello che pensano. Alla fine succede qualcosa che smette di essere un effetto ottico: i giornalisti esperti di questo o quell’argomento hanno un prestigio o una credibilità di poco superiori ai cittadini che esprimono pareri molto circostanziati e che magari a causa della loro estroversione e competenza relazionale hanno tanti contatti capaci di mettere in evidenza sui social network le loro posizioni.
La rete è democratica, la rete annulla le distanze! L’esperto di mediooriente ha tanti like quanto il ciccio formaggio, e il ciccio formaggio a sua volta – assume una rilevanza inedita rispetto a suo padre.
La questione ha implicazioni anche politiche: il tal parlamentare che magari è marginale rispetto al dibattito pubblico potrebbe avere in rete minore risonanza, per la sua magari non spiccata capacità a dominare il mezzo di quanta ne abbia invece il cittadino ics il quale, passando la giornata su internet dalla mattina alla sera è capace di diventare un opinion leader.
Questa cosa ha delle conseguenze importanti sullo statuto delle opinioni di questa cittadinanza, perché queste nuove opinioni sono infatti come dire, di grandezza fisica diversa. Non hanno la volubilità e la fatuità della parola detta, che oggi c’è e domani non si sa. Non sono pulviscolari come quelle di un elettorato anonimo la cui identità si indovinava incrociando dati percentuali e variabili sociologiche – quelli che votavano dc, quelli di sinistra quelli che. Sono opinioni grandi come messaggi scritti, piccoli mondi che diventano costellazioni di consenso, nebulose di like che rimandano la risonanza, diventano un oggetto culturale la cui manipolazione comincia a far gola e le cui reazioni diventano il termometro di un mondo di appartenenza.
Di questa cosa, si accorgono quelli di Is. Sognano di attaccare l’occidente, sognano di sconvolgerlo, e vogliono sentirsi potenti nel terrore che procurano, il loro gesto omicida conquista una postmoderna rigenerazione mediatica, la loro legittimazione arriva dal nostro scandalo. Sia detto a mo’ di inciso, nostro non tanto come occidentali, ma nostro come altri rispetto a loro, un’alterità che ci accomuna a molto mondo islamico, che oggi deve essere ancora più terrorizzato da quella minaccia, che ha visto ben più morti, e che però ha raggiunto un uso della rete non dissimile dal nostro.
La nuova borghesia globale 2.0.

L’accorciarsi delle distanze in termini di prestigio tra divulgazione di personale qualificato o rilevante per, e cittadinanza comune che esprime un’opinione – provoca però nuovi effetti anche in termini di qualità delle informazioni assorbite, e a cui si decide di accordare credibilità. Le vecchie e antidemocratiche gerarchie dell’informazione si configuravano per la loro diversa accessibilità come oggetti ultimi e come fonti citate, e la loro diversa possibilità di acquisizione: il giornale buono lo dovevi pagare, il libro ben fatto anche, posto che avevi i soldi per pagarlo lo dovevi capire, e non sempre potevi farlo nella tua lingua madre e senza altri strumenti suupportivi: c’erano meno mezzi di divulgazione e la decodifica di una nozione complessa aveva bisogno di enciclopedie, e dizionari e manuali di consultazione. La cultura era classista ma in una misura, non totale ma relativa anche più onesta.
Ora c’è la rete. L’informazione dell’alto approda insieme a quella del basso, delle volte ampiamente rimaneggiata, ossia decodificata per l’utenza, delle volte ampiamente travisata, molto spesso affiancata da baggianate di diametro inusitato, ma le decodifiche di affidabilità sono perdute, e tutta una serie di agghiaccianti e pericolose bufale si fa largo presso la nuova borghesia 2.0 che non sa più trovare strumenti per valutare ciò che la rete importa come veridico, sfruttando processi che anno anche a che fare con la psicologia cognitiva. E dunque, animalisti che credono che Spielberg abbia fatto guori un triceratopo, antivaccinisti che seguono con lo stesso gradiente di affidabilità il medico disconosciuto dalla comunità scientifica che parla di vaccini e autismo e il medico riconosciuto dalla comunità scientifica che nega la relazione. L’elemento determinante è la cornice della rete che fa da qualifica per se, oppure da squalifica altrettanto irrazionale – donde i complottismi di vario ordine e grado. Non ci credere, non è mai così.

La democrazia della rete ci piace tanto, l’annullamento delle differenze ci fa sentire più forti, più importanti. E infatti che bello! Su Facebook facciamo amicizia con scrittori famosi e personaggi televisivi che ci dicono cosa mangiano a pranzo e qualche volta diciamo qualcosa di davvero brillante e siamo veramente fichi! Che grazioso vantaggio narcisistico, quest’ascesa sociale in poltrona.
Ma intanto – nel mondo reale non cambia niente: politicamente rimaniamo complementi oggetti senza scavalcare alcunché per essere soggetti. I diritti vengono sempre più erosi, le condizioni economiche rimangono identiche e in ambito internazionale o meno – il nostro opinionismo altro non è che un oggetto usato a fini manipolatori – una cartina tornasole sulle cui reazioni basare le scelte future (per il momento in quale modo particolarmente glamour ammazzare il prossimo bambino – domani, chi sa). Allo stesso tempo diventiamo preda del truffatore e del ciarlatano abituati come siamo a considerare ciò che viene dalla rete ipso facto credibile solo per il fatto che viene dalla rete, e ci intortiamo in campagne di opinione che procurano il nostro danno certo – come la faccenda dei vaccini. La quale delegittima un sapere ufficiale proponendone la sostituzione con un altro che diventi altrettanto ufficiale senza avere le credenziali del precedente.
Forse occorre fare qualcosa.