La multa

 

L’uomo e la donna sono seduti vicini, in una posa rilassata la quale, se non bastasse la linea del naso e la qualità dei capelli, di marca liscia e forte, denuncia una parentela, una cuginanza, a veder bene addirittura una fratellanza. Parlano animatamente, e anche un certo selvatico gesticolare testimonia una inequivocabile intimità. Sebbene abitino oramai due mondi lontani, mestiere, ubicazione dell’appartamento, marca ricamata sulla maglietta, tracce di dialetto – rilevabili in lei, assenti in lui… sebbene  si diceva, abitino cioè classi sociali diverse, entrambi, in altre circostanze, si sarebbero attenuti a una maggiore compostezza.
Lui – come avrebbero detto certe signore del secolo scorso, muovendo il mento con aria grave – ha fatto una certa carriera.
Ma, si diceva, sono fratelli.

Ora stanno parlando di una multa. Lui sta dicendo alla sorella di non aver rispettato un divieto, all’altezza di un certo semaforo, e di essere stato. -come prevedibile conseguenza per altro iscritta nel codice della strada -multato dai vigili urbani.  Questa notizia, per me che li guardo moderatamente sorprendente, e ancor più moderatamente conturbante, appare alla sorella, in tutta evidenza, come il resoconto di un accadimento increscioso e raccapricciante, e mentre lui animato entra nel dettaglio sui pochi metri – pochissimi!- che lo avevano allontanato dalla liceità, la sorella si porta le mani al volto, non mi dire, ma che cosa incredibile veramente!
(Io in cuor mio penso, c’è la regola, te ne freghi, è ovvio che ti fanno la multa. Ma io non ho voce in capitolo, non solo per il fatto che non ho la patente.)

A quel punto l’argomento  – contro ogni ragionevole aspettativa è ben lungi dall’essere concluso, e andranno invece ispezionati diversi rivoli concettuali correlati all’accadimento. In primo luogo verrà indagata la dinamica degli eventi, di modo che si riesca a rievocare ora qui, sotto al pergolato con la vividezza di una immaginazione autoriale cosa in quel giorno la macchina fece, il comportamento delle altre autovetture, l’importo esatto della multa che ne è conseguita, che tutto sia cioè chiaro e non vi sia margine di dubbio. Allo scopo, tutto sarà ripetuto almeno un paio di volte, ma anche tre, con diversi  “e quindi”, “hai capito” e anche certamente un paio di porchemignotte, che sono sempre di consolazione.
Secondariamente, verrà ristabilita la precisa locazione, questo perché ci si ficchi ben in testa che alla certa altezza di quel corso, di fronte al tabaccaio, albergano nascostamente vigili urbani dotati di un biasimevole accanimento, una fissazione ottusa per la normativa vigente, un mediocre revanchismo ai danni dei più deboli – gli automobilisti.
In terzo luogo, si dovrà fare una disamina psicologica e sociologica del perché i vigili urbani, son così stronzi, diciamolo, che poi quando facciamo conto ci sta una grande via pericolosa, uno passa col rosso non dicono niente, e io che mi sono poggiato per un momento solo, ma guarda.
No proprio.
No ma veramente non ci avete un cazzo da fare
(No ma io vorrei dire che loro da fare ci hanno quello)

Io per parte mia vorrei dire che non è che la società è liquida, vorrei dire a quello li che fa le infrazioni, la società dicevo è liquida quando passano col rosso l’altri, mentre quando passate voi si rapprende e diventa improvvisamente densa premoderna, arcaica, contadina, con i Buoni i Cattivi le Guardie e i Ladri, il Bene nascosto e difeso da noi poveri pirati angariati da gendarmi di collodiana memoria, come se l’etica fosse una specie di ascensore che un giorno si ferma al piano de amicis il giorno dopo a quello bukowskij secondo se prendi la macchina o il tram. Io vorrei dire queste cose,  integralista che non sono altro, per non dire con parole colorite e più precise, cagacazzi, via.

E però poi  li guardo, stanno bevendo una limonata,  ancora si fortificano vicendevolmente in questo scandalo ignominoso della multa, questi due lavoratori responsabili, questi due che sono anche padri e madri, e amici di qualcuno che ogni tanto telefona loro e riversa le pene del cuore, si ricordano di essere fratelli in questo modo, penso, questi due onesti sciagurati,  e allora provo tenerezza – e mi taccio.

(qui)

Aperol

 

La donna è attratta da lui, più o meno quanto lui lo è da lei ma da una posizione diversa, in un immaginario simmetrico e opposto di un’attrazione temperata. Per quanto lo riguarda non è che la trovi una persona sgradevole, o ritenga che  non abbia – lui ha già constatato – delle labbra su cui intrattenersi volentieri. Qualche volta ha pensato a come potrebbe essere prenderle i fianchi, ma con mollezza, con quel tono di voce assolato e desertico che si riserva alle passioni che non s’accendono. E non è neanche perché lei, in qualche modo, come corpo dell’anima – non gli piaccia. E’ anzi con precisione quello che tra uomini urbani si dice di una donna di una certa età.
Ossia.- una donna interessante.

(Ossia, con la volgarità delle sei del pomeriggio invece, la volgarità degli aperitivi con gli occhi socchiusi, una scopata ce la farei volentieri –  lui ha pensato)

Lei per parte sua, lo guarda attratta, in una fascinazione rivierasca e spumosa. Non sa bene con che tipo di nevrotico ha a che fare, se col collezionista di fighe, o con quello di tormenti – quando lo vede gli sente addosso un odore frizzante di leggerezza, di disimpegno, che le mette sempre una sorta di buon umore carnale aereo –e anche in qualche modo – esotico ( e che lei in prima istanza addebita al contorno dei suoi occhi, e che sciocchezza – al modello dei suoi occhiali). Per la verità è abituata a frequentare altri linguaggi, altri spessori – ha sempre sedotto per vie strane, lunghe e impercettibili, carsiche.
(Gli uomini le stanno intorno senza scalpore, come si sta vicino a una stufa d’inverno, sentendosela quotidiana e intima, maneggiandola come si farebbe con una pasta frolla, un qualcosa di dolce e pacifico. Poi se lei si allontana o si incupisce, sentono un freddo da cui non si liberano, e la cercano scoprendosi senz’aria.
Dei tanti modi di farsi desiderare, lei ne mette in pratica uno -che colpisce alle spalle)

Cosicchè succede che quando si vedono si accarezzano pure volentieri, ma non si fidino mai completamente. La domestica affettività di lei gli pare pericolosa, quante richieste potrebbe farmi questa femmina pure troppo generosa per i miei gusti, io sto scomodo, si dice, in tutti questi cuscini promessi, dov’è la  seconda porta di questa alcova? Non la trovo. Le si avvicina dunque, ma sempre con un certo nervosismo, con un plateale avviso di contingenza.
 Lei per parte sua obbedisce ai fremiti di lui  divisa tra desiderio e irritazione, e gli indica la porta per andarsene

Ma anche per tornare, eventualmente)

 

 

(qui)