Sullo stalking. Brevemente alcuni punti.

 

Premessa.
Regolarmente la cronaca ci parla di episodi tragici di violenza di genere, che esitano in femminicidio. Meno spesso la cronaca parla dei frequenti casi in cui la violenza di genere esita in un’aggressione fisica anche molto grave, arti rotti, nasi rotti, sfregiamenti del volto o accoltellamenti. In questo post vorrei proporre delle indicazioni generiche, forse ipersemplificate, ma proprio per questo io spero maggiormente fruibili, da utilizzare come dispositivo di partenza per contrastare la violenza di genere, che nasce nelle relazioni violente. Esistono infatti altre forme di violenza contro le donne, ma nel nostro contesto culturale quella che nasce nella coppia patologica è quella più allarmante. Ma ecco, intanto per noi:

1.
Nelle relazioni che esiteranno in un femminicidio almeno uno dei due partner ha un rapporto patologico con la relazione di dipendenza emotiva. Ci potrebbe essere frequentemente una vulnerabilità biologica, ossia una predisposizione psichiatrica, ma questa predisposizione è diventata organizzazione di personalità a causa di una famiglia patogena a sua volta: per esempio perché si nasce in una famiglia dove la violenza di genere era già presente, oppure si è bambini esposti a intollerabili separazioni e frustrazioni precoci, quando ancora il bambino non ha la strumentazione di bordo per reggere la separazione. Un buon consiglio quindi potrebbe essere quello di farsi vedere come coppia genitoriale da uno specialista quando si vede che la genitorialità e la coppia versa in condizioni gravi e pericolose per l’infanzia, ma forse un consiglio migliore e più immediato, è che quando ci si rende conto di essere genitori insufficienti, perché si sta male per esempio, perché si affrontano guai grossi, può essere saggio esporre il bambino o la bambina a delle figure protettive più accessibili ed emotivamente disponibili. In questo senso per me, per questa come per altre questioni di ordine psichiatrico – non si è ancora ben intenso il ruolo essenziale e salvifico di asili nido e scuole dell’infanzia. Se state male, mandate un figlio fuori di casa, prendetevi una pausa giornaliera dal dover essere affettivamente disponibili.

2.
In termini pedagogici insegnare a bambini e bambini un’estetica dell’autonomia relazionale. Compito delicatissimo perché i figli sono programmati per essere oppositivi e quindi bisogna trovare un modo sottile e molto diversificato per ogni famiglia di promuovere l’indipendenza, un’idea di coppia che abbia sempre uno spazio di sicurezza. Se si ha in mente che la coppia è un luogo dove ci deve essere posto per tante cose, la relazione asfittica che poi genera in stalking e violenza viene riconosciuta con più prontezza. Io credo che questo funziona di più se i figli hanno davanti un modello relazionale di moderata autonomia reciproca. Ma parlare di queste cose in modo furbo male non fa.
In ogni caso però non arrabbiarsi, non sanzionare quando questo processo non riuscisse nei ragazzini: prima di tutto perché l’adolescenza è il momento degli eroici furori, e poi perché davvero non serve, e anzi, se ci fosse una propensione peggio ancora.

  1. Le coppie che esitano in un femminicidio hanno in comune una storia di stalking. E si diceva lo stalking ha a che fare, con una patologia della relazione che non tollera l’autonomia, e che quindi brucia le tappe. Predittori dello stalking sono confidenze immediate, regali esagerati, disponibilità di tempo fuori misura, scoraggiamenti dell’autonomia del partner perché mettono in uno stato di angoscia intollerabile. Quando in una relazione si osservano questi comportamenti entrare in risonanza e abbandonare al più presto possibile la relazione. Per semplificare, l’egoismo è umano, l’amore lo converte con un tempo fisiologico e nelle relazioni più fortunate mai del tutto, un uomo che appare subito totalmente dedito, è un uomo che deve immolare se stesso a qualcos’altro, e quando questo qualcos’altro dovesse abbandonarlo, si ritroverà in uno stato di panico intollerabile.

    4.
    Le coppie dove c’è una costante violenza di genere, senza riscatto e senza soluzione di continuità, sono coppie dove c’è un potente incastro di patologie psichiche rinforzato magari da variabili contestuali di patologia sociale. Queste coppie resistono a lungo e non si separano. Non ci saranno omicidi, ma una violenza costante e un’asimmetria come norma.
    Le coppie dove invece c’è stalking sono invece spesso formate da un partner che ha una diagnosi nell’area dei disturbi di personalità e un partner più funzionale che però sta attraversando un periodo di grande difficoltà. Un lutto, un terremoto, un licenziamento, qualcosa che ha tolto le risorse psichiche quotidiane e che fa fare il fraintendimento per cui quel fidanzato che da troppo da quel tanto che fa sentire di nuovo bene, e valida e amata. Poi la donna si riprende torna a essere più autonoma se ne va, e il sistema salta. Fare moltissima attenzione a questa pericolosa retorica psichica del partner che da il nutrimento nel momento di difficoltà. Meglio in questi momenti, attivare le risorse ambientali: amici, parenti, un hobby, un centro di ascolto, tutto tranne che una relazione con un uomo che si pone come madre, perché in realtà è un figlio cronicamente bisognoso, che non permetterà l’allontanamento della sua fonte di sostentamento.

  1. La persona vittima di stalking deve attivare tutte le risorse di cui può disporre, e bisogna darle man forte, perché lo stalking brucia le fonti psichiche e materiali. Devi cambiare lavoro, casa, telefono, abitudini che fortificano e che sostengono molto più di quanto si creda. Una vittima di stalking dovrebbe attivare un supporto psicologico oppure dovrebbe attivare un itinerario di sostegno presso un centro antiviolenza. Questo anche perché, siccome quando il comportamento di stalking si è avviato la psicopatologia è già diventata florida e con connotazioni psichiatriche, e quindi piuttosto stabili nel tempo e relativamente modificabili, non ha il minimo senso interagire con lo stalker, e la vittima deve in primissimo luogo evitare di entrare in relazione. Qualsiasi cosa anche un insulto è letto come un rinforzo, e un insulto che arriva dopo mesi di indifferenza e resistenza è letto come un premio. Reggere però è difficilissimo per molte ragioni che vanno dal vecchio coinvolgimento alla relazione, alla paura che non rispondere peggiori. Non è vero. E’ rispondere che peggiora.
  2. Non andare all’ultimo appuntamento per nessun motivo. Men che mai da sole, men che mai di sera, e in luogo solitario. Ma davvero non andare all’ultimo appuntamento. Quando lo stalker capisce che una donna davvero non tornerà più con lui, vivrà l’idea della morte di lei in parte come punizione ma anche come una sorta di fantasia cannibalesca, allucinata di incorporazione. Di riuscito desiderio di dominio della propria volontà. Chiedere un ultimo appuntamento simulando un pentimento o un desiderio di confronto pacato, è una strategia messa in mano a questa allucinazione di incorporazione. Che è quella che provoca le morti di cui parliamo.

 

  1. Purtroppo quando c’è lo stalking la patologia psichiatrica è franca e strutturata, e si tratta di un’organizzazione psichica che la persona avverte come funzionale a se stessa. E’ difficile quindi che una persona che ne soffra, per quanto sia correlata a forme di acuto malessere, fino a dimensioni tragiche, se ne accorga e percepisca il suo star male derivato dal proprio comportamento più che dalle circostanze. Quindi sperare in un trattamento psicologico quando già è esploso è improprio, più che mai in una scelta volontaria. Possono esserci delle possibilità solo dopo un eventuale arresto. Quindi è molto importante denunciare lo stalker e sostenere la vittima nel lungo ed estremamente faticoso iter legale.

 

Mi fermo qui. Se ci sono delle domande o altre questioni generali esorto a proporle nei commenti, cercherò di rispondere, più di quanto faccia abitualmente, in modo da rendere questo post più utile possibile.

8 pensieri su “Sullo stalking. Brevemente alcuni punti.

  1. L’ha ribloggato su il pane e le rosee ha commentato:
    Mi sembra più che mai di attualità. Di tutte le cose importanti che dice l’autrice voglio evidenziarne due: se un uomo appena vi conosce ( e anche una donna ma qui si parla di uomini) vi dice subito, tipo dopo una settimana o dopo un mese, che non può fare a meno di voi, che è pronto a trasferirsi, sposarvi o cose così tanto impegnative, se vi regala un brillante ecc…diffidate e NON vi fidanzate. Sicuramente – dico sicuramente – non un uomo”sano”.
    Secondo: NON ANDATE ALL’ULTIMO APPUNTAMENTO

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  2. Grazie per l’articolo. Avrei una domanda. Esistono forme “lievi” di stalking – ad esempio in casi in cui non si è in una relazione di coppia, bensì colleghi di lavoro – oppure ogni tipo di stalking rischia di degenerare in questo modo? Grazie.

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    • Si ci sono diversi casi fuori della relazione, alcuni lievi altri altrettanto pericolosi.
      Ci sono stalking che hanno a che fare con il lavoro, con le relazioni di condominio – questi abbastanza frequenti – che non vedono un accrescimento del pericolo ma una costanza sfiancante.
      Poi ci sono anche forme deboli di stalking che viene dopo una relazione, molto frequenti.
      Invece lo stalking che ha come oggetto personalità celebri, o in qualche rarissimo caso, sconosciute che si erigono a oggetto relazionale, possono essere molto pericolose.

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  3. lo stalking è collegato alla manipolazione mentale, all’idea di plagio penso …..
    il reato di plagio non esiste più giusto?
    tu lo reintrodduresti?
    sarà perchè mi è (purtroppo, dopo tanti anni di disintossicazione) ripresa la dipendenza da “chi l’ha visto” e sono molto coinvolta dal caso di Jessica Bertolini …..

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  4. Per favore mi potrebbe dire come gestire il no contact con lo stalker se è il padre dei tuoi figli che sono minorenni e in affido congiunto ?
    Non riesco a venirne a capo avendo un “obbligo di legge “di mantenere un rapporto e non riesco a trovare nessuno che voglia fare da intermediario .
    Grazie

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